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Schlein mette in atto una strategia di risposta per unificare, ma persistono delle problematiche.

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Elly Schlein del PD ha proposto cinque priorità come base per un'opposizione solida, note come 'contromanovra'. Queste includono la salvaguardia della sanità pubblica, l'istruzione, il lavoro e salari, le politiche industriali, i diritti sociali e civili. Mentre il PD supporta questa agenda, il M5S rifiuta la presenza di Renzi e IV si divide a causa della recente partenza di Marattin. Alessandro Alfieri invita a un dibattito sul Psb prima della sua presentazione in Cdm. Vi sono attuali discussioni sulle alleanze future tra Azione, Avs e PD, nel tentativo di raggiungere un consenso su una risposta comune alla manovra. Marattin ha lasciato IV proponendo la creazione di un "partito liberaldemocratico", mentre altre centinaia di membri sono pronti a seguirlo, secondo le sue affermazioni.

L’incitamento a concentrarsi su questioni decisiva per consolidare le opposizioni, cominciando dal dibattito parlamentare sulla manovra, è fondamentale. Questo è il principio sottostante alle cinque priorità di Elly Schlein per spingersi oltre gli ostacoli. Alcuni nei corridoi di Montecitorio la stanno già etichettando come ‘contromanovra’. Tuttavia, Antonio Misani, responsabile dell’Economia del Pd, avrebbe un debole per il termine ‘agenda alternativa di politica economica e sociale’. Ad ogni modo, il progetto è in corso. Il Pd sta accelerando sui contenuti, ma l’impulso messo in atto da Schlein sbatte contro le divergenze interne al centrosinistra e ai partiti che lo compongono. Il M5s rifiuta nuovamente l’Iv. Avs sembra pronta al dibattito. Azione è aperta, sebbene non tutti siano favorevoli a un ulteriore avvicinamento ai democratici. Italia Viva osserva con interesse l’opportunità, mentre il partito si riprende dallo shock causato dal ritiro di Luigi Marattin e di vari leader locali. I democratici, d’altra parte, sostengono fermamente la leader. Da parte dei segretari di partito ai capigruppo, arriva un’ondata di dichiarazioni a favore dei cinque punti enunciati da Schlein a Reggio Emilia. ‘Salvaguardia della sanità pubblica, istruzione, lavoro e salari, politiche industriali, diritti sociali e civili: questi sono gli elementi su cui costruire, in tutto il paese e parlamento, l’opposizione alternativa con il Pd come perno’, dichiara il capogruppo senatoriale Francesco Boccia. E la sfida del centrosinistra inizierà a giocarsi presto in Parlamento. Mentre si aspetta che la manovra si concretizzi, la prima opportunità per cercare convergenze sulle linee guida della ‘contromanovra’ potrebbe essere il potenziale arrivo in aula del Piano strutturale di bilancio.

Alessandro Alfieri, rappresentante del Pd per le Riforme, fa appello alla maggioranza chiedendo un dibattito sul Psb prima che venga presentato in Cdm. Misiani ritiene che una risoluzione congiunta dell’opposizione al Piano potrebbe delineare le priorità post lavori di convergenza con altri partiti, senza però imporre veti. Le prime discussioni sono in corso e la risposta del Nazareno è chiara: non si discuterà di veti e singoli, ma di questioni concrete che interessano la gente. Invece, i 5 Stelle formano un fronte di opposizione: non riconoscono la presenza di Matteo Renzi in un campo programmatico solido e credibile. Tuttavia, c’è una possibile apertura su prioritarietà da Campo Marzio. In cima al Movimento, si ribadisce che le affermazioni di Schlein sono ampie, ma richiedono ulteriori proposte per formare un programma. Il consenso sui problemi è presente, a patto che si discuta insieme. L’opposizione a Meloni richiede uno sforzo comune. Avs e Angelo Bonelli sono aperti al dibattito in Parlamento all’interno di una piattaforma di centrosinistra sulla manovra. Dubbi persistono dentro Azione sulle alleanze future, ma si spera che il discorso di Schlein conduca ad azioni concrete su un emendamento comune. Mentre un’opposizione contro la manovra sembra interessare l’ambiente Iv, la presenza di Renzi nel centrosinistra provoca reazioni. Marattin lascia il partito, criticando il metodo del leader. A questo si oppone la coordinatrice nazionale Raffaella Paita: all’annuncio di Renzi di un nuovo congresso, alcuni, guidati da Marattin, hanno scelto di partire.

Paita sostiene che l’idea del metodo è soltanto un ‘pretesto’ e pressa aggiungendo: ‘le dimissioni di oggi rivelano che costruire un nuovo centrosinistra si rivela un percorso arduo per molti tra noi, però indispensabile’. Marattin stesso illustra le motivazioni politiche dietro il suo passo, proclamando in un arco di tre anni la fondazione di ‘un partito liberaldemocratico’, originato dalla fresca associazione ‘Orizzonti liberali’. Costa non ha rilasciato commenti al momento, mentre Calenda afferma di ‘tenere le porte aperte’. Nel frattempo, scoppia una guerra di cifre riguardo ai membri estromessi da Iv. Secondo Marattin, circa trenta capi locali, incluso alcuni presidenti provinciali, hanno già abbandonato il partito, ma sarebbero ‘centinaia’ pronti a seguirli. Secondo informazioni di Iv, si tratta solo di cento aderenti su 24 mila.