Milano, 10 mag. (Adnkronos Salute) – Più sanità del territorio, con un'attività reale di filtro da parte dei medici di famiglia, e stop al fenomeno "aberrante" dei gettonisti. Sono alcuni degli aspetti principali su cui si sta lavorando anche per dare ossigeno ai pronto soccorso in crisi. Lo ha evidenziato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, durante il suo intervento in occasione del IV Congresso nazionale Items – Italian Emergency Medicine School ad Assisi. Il primo nodo è quello degli accessi impropri, che Schillaci cita per spiegare i benefici che potrebbero derivare dal rafforzamento del territorio. "Non a caso – ricorda – l'ultima rilevazione dell'Agenas", Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, "indica che, sugli oltre 18 milioni di accessi nei pronto soccorso nel 2023, 4 milioni sono stati impropri": oltre uno su 5, "con il 68% di codici bianchi e verdi. Parliamo di pazienti che non presentano traumi, che scelgono di recarsi nei pronto soccorso per un fattore culturale che porta ad identificare l'ospedale come prima risposta ai propri bisogni, o talvolta dietro consiglio dei medici di famiglia in particolare nelle festività o nel weekend", osserva il ministro, che fra le criticità ricorda anche le distorsioni legate al ricorso ai medici gettonisti.
"Trovo aberrante che tanti medici gettonisti si rendano disponibili a lavorare nei pronto soccorso a volte anche senza competenze specifiche, mettendo seriamente a rischio la sicurezza delle cure. Eppure solo attraverso una formazione in emergenza-urgenza è possibile acquisire un bagaglio di competenze che comprende la capacità di gestire il paziente critico che necessita di interventi salvavita, ma anche un'ampia e accurata capacità diagnostica per individuare correttamente la patologia", fa notare.
Insomma, "ci sono ancora nodi da sciogliere – ammette Schillaci – penso in particolare alla carenza di personale. Con questa consapevolezza, nel recente decreto Pnrr abbiamo continuato a prevedere misure dirette a valorizzare il capitale umano: abbiamo agevolato i contratti flessibili togliendo un primo tetto di spesa alle assunzioni e superato vincoli che limitavano la presenza degli specializzandi, che devono essere più presenti in corsia e pagati in modo adeguato. Ma tutte le misure intraprese per far uscire i pronto soccorso da questa situazione di 'ordinaria emergenza' per essere realmente incisive devono essere accompagnate dal rafforzamento della medicina territoriale", ribadisce.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza "pone il 2026 come target finale per portare a compimento la riforma della medicina territoriale – rammenta – Una scommessa che intendiamo vincere anche per voi giovani e futuri medici. A oggi, con il rispetto di tutti i target intermedi, siamo sulla buona strada. D'altronde, non ci sono alternative all'opportunità che offre il Pnrr di realizzare una sanità di prossimità più rispondente alle reali esigenze di una società che è enormemente cambiata dal punto di vista demografico, epidemiologico e sociale rispetto agli anni in cui è stata concepita l’architettura del nostro sistema sanitario".
Gli accessi impropri, conclude Schillaci, "scendono in maniera considerevole in presenza di Case di comunità che rappresentano il setting assistenziale più appropriato per tutti i bisogni di salute non urgenti. Oggi questi presidi iniziano a diffondersi, seppure a macchia di leopardo, su tutto il territorio".