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Un’inchiesta che scuote le fondamenta della sicurezza
La recente inchiesta milanese sulle presunte cyber-spie ha portato alla luce una rete di contatti tra ambienti istituzionali e privati, rivelando un sistema di accessi illeciti alle banche dati delle forze dell’ordine. Al centro della vicenda si trova Enrico Pazzali, titolare dell’agenzia investigativa Equalize e presidente della Fondazione Fiera Milano, che si è autosospeso dopo lo scoppio dello scandalo. Le indagini, condotte dai pm, hanno messo in evidenza come Pazzali avrebbe orchestrato accessi abusivi per ottenere informazioni riservate su personaggi di spicco della politica e dell’economia.
Accessi illeciti e intimidazioni
Secondo i verbali dell’ex superpoliziotto Carmine Gallo, deceduto mentre collaborava con la giustizia, Pazzali avrebbe richiesto almeno venti accessi abusivi alle banche dati Sdi. Gallo ha rivelato che Pazzali gli avrebbe chiesto informazioni su figure politiche, affermando che la richiesta proveniva da una persona a cui non poteva dire di no. Questo solleva interrogativi inquietanti sulla natura dei rapporti tra Pazzali e i servizi segreti, con Gallo che si è rifiutato di soddisfare tali richieste, esprimendo vergogna per il sistema di accessi illeciti di cui era parte.
Minacce e ombre sulla morte di Gallo
La morte di Gallo, avvenuta in circostanze sospette, ha sollevato ulteriori interrogativi. I primi esiti autoptici hanno confermato un infarto come causa naturale, ma le indagini continuano per verificare l’eventuale coinvolgimento di sostanze tossiche. Inoltre, l’avvocata di Gallo ha subito minacce, suggerendo che ci siano forze in gioco che cercano di intimidire chi è coinvolto nell’inchiesta. Le oltre 6.000 chat e 30.000 email trovate nei dispositivi di Pazzali rivelano un progetto di espansione verso Londra e contatti con figure politiche di rilievo, tra cui il ministro Daniela Santanchè.