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Scandalo di cyber-spionaggio: l’archivio segreto di Carmine Gallo
Un’indagine che ha scosso le fondamenta della sicurezza nazionale è emersa con la scoperta di un vasto archivio di documenti riservati, raccolti da Carmine Gallo, ex poliziotto e ora indagato per un presunto network di cyber-spie. Questo archivio, rinvenuto in un garage, contiene informazioni sensibili riguardanti operazioni di criminalità organizzata e schede di individui legati alla mafia.
Il contenuto dell’archivio: un tesoro di dati rubati
Secondo le prime analisi, l’archivio di Gallo include oltre 800.000 dati rubati in meno di tre anni, con profitti stimati di circa 3 milioni di euro. Le informazioni riguardano non solo soggetti mafiosi, ma anche persone comuni, creando un quadro allarmante di violazione della privacy. Gallo stesso ha dichiarato di possedere schede personali di individui, dettagliando nomi, cognomi e relazioni familiari, il che solleva interrogativi sulla sicurezza dei dati in possesso di privati.
Le indagini e le implicazioni legali
Le autorità stanno ora esaminando l’archivio e i dispositivi informatici associati al gruppo di Gallo. Il pubblico ministero Francesco De Tommasi ha già avviato interrogatori di garanzia per i principali indagati, tra cui Gallo e altri membri del suo team. Le accuse includono l’acquisizione illecita di informazioni riservate e la loro vendita a terzi. Inoltre, l’inchiesta ha rivelato collegamenti con figure di spicco, come il presidente del Senato Ignazio La Russa, il che complica ulteriormente la situazione legale.
Il ruolo di Equalize e le connessioni politiche
La società di investigazione privata Equalize, di cui Gallo è amministratore delegato, è al centro di questo scandalo. Enrico Pazzali, proprietario della società, è accusato di essere una delle “colonne portanti” dell’associazione per delinquere. Le intercettazioni rivelano che Pazzali ha cercato informazioni su politici e figure pubbliche, utilizzando i dati per favorire la propria carriera. Questo scenario mette in luce le preoccupazioni riguardo alla corruzione e all’abuso di potere all’interno delle istituzioni.
Inoltre, l’inchiesta ha portato alla luce pratiche discutibili riguardanti il rilascio di passaporti a individui con precedenti penali, suggerendo un sistema di favoritismi che potrebbe avere ripercussioni significative sulla sicurezza pubblica.
Con l’archivio ora sotto la lente d’ingrandimento delle autorità, ci si aspetta che emergano ulteriori dettagli su questa rete di cyber-spionaggio, che ha messo a rischio la sicurezza di migliaia di persone e ha sollevato interrogativi sulla protezione dei dati sensibili in Italia.