Roma, 21 feb. (askanews) – Un uomo libero, passato dalle lotte giovanili del 1968 ai vertici di Lotta Continua, dall’esperienza nell’ashram di Osho a Pune alla creazione di una comunità per tossicodipendenti, al lavoro di giornalista a Trapani. Lì attraverso una piccola tv locale denunciava quella potente mafia locale, di cui nessuno parlava negli anni Ottanta, che poi lo condannò a morte. Nel documentario “Mario Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo”, su Sky Documentaries dal 26 febbraio, Roberto Saviano racconta la vita straordinaria di quell’uomo ucciso dalla mafia il 26 settembre 1988 e spesso dimenticato.
“Non era la storia classica di un militante antimafia, non era un magistrato, non era neanche un giornalista di testata. – ha spiegato Saviano – L’uso delle televisioni locali come strumento di inchiesta non l’ha fatto nessuno, pochi esperimenti poi falliti, laterali. Lo ha poi in maniera diversa utilizzato Berlusconi quando decide di utilizzare la somma delle televisioni locali per creare una nuova televisione nazionale. Ma di fatto quell’esperimento Cosa Nostra lo fa fermare”. Nel documentario diretto da Giovanni Troilo tante testimonianze, in primis quella della figlia Maddalena, aiutano a ricomporre la figura composita di quell’uomo pieno di vita, di ironia, di desiderio di curare il mondo. “Non ha mai rinnegato mai nulla del suo passato, semplicemente dentro di sé custodiva tutto quanto aveva inglobato, assaporato, conquistato” ha detto la Maddalena Rostagno.
Rostagno per Saviano è un personaggio molto contemporaneo per il modo originale e senza filtri con cui raccontava la realtà. Oggi probabilmente sarebbe seguito sui social anche dai più giovani, come ha sottolineato lo scrittore e autore del documentario. “La leggerezza non come superficialità, il non prendersi sul serio che non significa eludere la serietà della situazione ma semplicemente utilizzare un metodo. Essere egocentrici, sì, voler fare una battaglia dove il proprio ego deve essere nutrito e questo non significa tradire l’altro. Ecco, questa è modernità, assoluta”.