Sanzioni UE sull'auto: l'industria automobilistica sotto pressione con le nuove misure

Le sanzioni UE sull'auto minacciano l'industria automobilistica europea con multe miliardarie. Le case automobilistiche rischiano pesanti conseguenze se non rispettano gli standard ambientali del Green Deal.

L’industria automobilistica europea si trova ad affrontare una sfida ancor più complessa delle difficoltà legate alla concorrenza cinese e alla flessione della domanda di veicoli nuovi.

Sanzioni UE sull’auto: l’industria automobilistica sotto pressione con le nuove misure

La vera minaccia arriva dalle pesanti sanzioni imposte dalla Commissione Europea per il mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti. A partire dal 1° gennaio 2025, marchi come Volkswagen e Stellantis potrebbero dover far fronte a multe che si aggirano tra i 15 e i 17 miliardi di euro, a meno che non allineino la loro produzione agli standard del Green Deal europeo.

In questo contesto, il governo italiano ha deciso di intervenire attivamente. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha avviato una serie di colloqui con la Francia e la Germania, i principali attori del settore automobilistico, per proporre modifiche alle attuali politiche. Durante un incontro a Parigi, Urso presenterà una proposta, definita “non paper”, che verrà discussa il 28 novembre al Consiglio sulla competitività, con l’intento di modificare le normative in vigore.

Sanzioni UE sull’auto: stangata in arrivo per l’industria automobilistica

Urso ha sottolineato che posticipare ogni intervento al 2026 sarebbe troppo tardi: “Se non agiamo ora, tra due anni l’Europa rischia di perdere la sua industria automobilistica”. Il ministro mira a sensibilizzare la nuova Commissione Europea, sperando che la coalizione con Francia e Germania porti a una posizione unitaria.

Le opzioni per evitare le sanzioni sono limitate e rischiano di danneggiare l’industria, le case automobilistiche potrebbero ridurre la produzione di veicoli tradizionali, aumentare l’offerta di auto elettriche, anche importando dalla Cina, o acquistare crediti di emissione da altre aziende.

Urso avverte che queste soluzioni potrebbero portare a un disastro per l’occupazione e la produzione in Europa.