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Il Festival della musica italiana potrebbe presto abbandonare Sanremo e il suo Ariston. A detta dei discografici, infatti, la città dei fiori non è più in grado di accogliere la kermesse. Non solo, è “inadeguato” anche il Teatro.
Sanremo: i discografici stroncano il Festival e l’Ariston
Dopo 74 edizioni, il Festival della musica italiana potrebbe cambiare location. Questo, almeno, è quanto si augurano i discografici, che reputano la città di Sanremo “disorganizzata” e il Teatro Ariston “un attrezzo vintage“. Negli ultimi anni, la kermesse è tornata a splendere e c’è la necessità di adeguarsi ai tempi che corrono. Enzo Mazza, Ceo di Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana), ha espresso le sue perplessità a Rtl 102.5.
Le perplessità di Enzo Mazza sull’Ariston
Mazza si è concentrato soprattutto sul Teatro Ariston, “primo punto caldo” che è “un attrezzo vintage“. Il Ceo di Fimi ha dichiarato:
“Sicuramente è importante per il Paese e per ciò che rappresenta, ma assolutamente inadeguato per fare un evento come Sanremo. Tenete conto che quest’anno c’erano 30 artisti. In più, nella serata delle cover del venerdì, c’erano gli ospiti dei 30 artisti e la situazione, anche a livello di sicurezza, era effettivamente molto preoccupante. (…) Tutti sono stati nel Teatro Ariston e sanno cos’è. È una bomboniera, un cinema degli anni ’50, ha tutte una serie di sue caratteristiche che oggi, con tutto ciò che ruota intorno all’evento e le persone che ruotano intorno al Festival, è un luogo difficile da gestire”.
I discografici non hanno alcun dubbio: Sanremo è disorganizzata
Non è solo l’Ariston a non essere più all’altezza del Festival, ma anche la città di Sanremo. Mazza, che evidentemente ha raccolto le lamentele dei discografici, sostiene che sia del tutto disorganizzata. Ha dichiarato:
“Si somma tutta la disorganizzazione della città: alberghi, traffico, impossibilità di portare gli artisti alle prove. Tutto questo è esploso in un’annata che ha visto una grandissima partecipazione anche fuori dall’Ariston, intorno al palco dove fanno gli eventi, davanti agli stand delle radio, ma potete immaginare cosa accade a chi lì deve lavorare. (…) Non chiediamo di cambiare la città, ma chiediamo alla città degli interventi che sono necessari da 30 anni. Da quanto vado io al Festival si parlava di una nuova struttura e questo non avviene mai. La città di Sanremo prende 5 milioni all’anno dalla Rai per una convenzione, non si sa dove vadano a finire perché ristrutturazioni della città non ci sono, il nuovo palazzetto per gli eventi non c’è. Quindi ci chiediamo dove vada a finire questo flusso di denaro se non viene utilizzato per rendere la città più appetibile. Questo sarebbe il primo passo, ci sono state 15mila richieste di biglietti a fronte di poco più di mille posti a disposizione. Ci sarebbe anche un pubblico che segue questo evento e darebbe ulteriore visibilità”.
Limongelli d’accordo con Mazza
Mario Limongelli, Presidente di Pmi (Produttori Musicali Indipendeti), di è detto d’accordo con Mazza. Ha dichiarato:
“Certamente non riusciamo ad immaginarci un Festival di Sanremo in un’altra location, ma possiamo invece pensare che laddove si può migliorare lo si debba fare, perché uno spettacolo così grandioso non può avere un ‘dietro le quinte’ non all’altezza della situazione. Ci preme far notare che, se il Teatro Ariston deve, anche per tradizione, ospitare una manifestazione di questo tipo, allora è necessario adeguarlo, verificarne l’effettiva agibilità, soprattutto nel retropalco e nei camerini consentendo l’accesso solo agli addetti ai lavori e non a estranei e curiosi in un momento tra l’altro di forte tensione per l’Artista e per chi lo sta accompagnando. Certamente su questi aspetti dobbiamo migliorare, perché il Festival non è solo quello che si vede in tv, ma dietro c’è una macchina complessa che gira e che va rispettata, una macchina fatta di persone che lavorano e che devono essere messe in grado di farlo al meglio proprio a beneficio dello spettacolo che tutti ammiriamo in televisione”.