Roma, 22 mag.
(Adnkronos Salute) – "Quello dell'emergenza-urgenza è uno dei settori principali di attività della disciplina degli anestesisti-rianimatori che ha bisogno di una riorganizzazione ampia". Lo ha detto il presidente della Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), Antonino Giarratano, nel suo intervento oggi alla Camera per la presentazione delle conclusioni dell'indagine conoscitiva sul sistema dell'emergenza-urgenza della Commissione Affari sociali della Camera.
"Al di là delle criticità correlate alla carenza di medici e alle necessità di avere nuove risorse e di implementare in alcuni settori il numero di posti letto – fa notare Giarratano – è indispensabile intervenire con una riorganizzazione dell'intera area critica e dell’emergenza-urgenza, che riguarda sia l'ospedale sia il territorio".
In questo senso, il progetto di revisione del Dm70 (ospedaliero) e di integrazione con il Dm77 (territorio) non può che passare da una riforma che il presidente di Siaarti preferisce definire "riorganizzazione del sistema di emergenza e area critica/intensiva, che deve avvenire contestualmente sia sul territorio sia in ambito ospedaliero". "Sono il paziente e la buona pratica clinica a guidare il gusto percorso dal territorio all'ospedale e dall'ospedale al territorio", sottolinea.
"Come già segnalato mesi fa da Siaarti al tavolo tecnico del ministero e ribadito in sede di audizione sulla situazione della medicina dell'emergenza-urgenza e dei pronto soccorso in Italia promossa dalla XXII Commissione (Affari sociali) della Camera dei deputati, presieduta dall'onorevole Cappellacci – ricorda Giarratano – la riforma del Dm70 e del Sistema 118 dovrebbe dunque mirare una adeguata e chiara ridefinizione delle logiche di livelli di intensità̀ di cura, indicando in via definitiva i requisiti che definiscono le caratteristiche: delle Unità di Terapia intensiva; dei reparti ad alta intensità̀ di cure di esclusiva competenza degli anestesisti-rianimatori; delle Unità di Terapia subintensiva".
Per il presidente Siaarti "va anche prevista una razionalizzazione degli accessi alla rete dell'emergenza-urgenza ospedaliera attraverso il pronto soccorso e territoriale, con una riorganizzazione e ridefinizione del percorso del paziente acuto". L’emergenza intraospedaliera (politrauma, shock settico, insufficienze multiorgano in acuto, chirurgie d'urgenza dalle generali alle specialistiche, patologie reti tempo dipendenti, etc.), "che non è sconnessa da quella extraospedaliera, rappresentando un unicum del percorso del paziente acuto dal territorio verso l'ospedale, è e resta nelle competenze degli specialisti anestesisti-rianimatori, che già condividono il percorso con le unità operative specialistiche ospedaliere necessarie al suo trattamento", aggiunge Giarratano.
Da queste osservazioni si può dedurre come l'applicazione della proposta Siaarti "potrebbe realizzare molteplici obiettivi che, oggi, spesso rimangono parcellizzati in progetti di riforma 'a compartimenti separati' (territorio, ospedale, 118). La riorganizzazione ospedaliera delle aree subintensive e intensive proposta e la riforma del sistema 118 che si integra con quella del sistema centrali operative territoriali – è convinto Giarratano – dovrebbero indirizzare il paziente verso la struttura, territoriale o ospedaliera, che lo può curare con le giuste competenze e nei giusti tempi, risolvendo il sovraffollamento del pronto soccorso e affidando l'emergenza agli specialisti dell'emergenza e l'urgenza differibile e specialistica agli specialisti delle diverse discipline".
"Il dato medio dice che in tutti i Servizi sanitari regionali i rispettivi Sistemi 118 attestano solo il 5-7% delle chiamate come emergenza, mentre il restante 93-95% dei pazienti potrebbe essere trattato secondo un modello organizzativo nuovo che integra le strutture territoriali con quelle ospedaliere", rimarca Giarratano, poggiando il suo ragionamento su evidenze ben note: nel triennio 2017-2020 il dato medio di accessi impropri al pronto soccorso ha superato il 22%, "determinando un sovraffollamento nelle aree d'emergenza e pronto soccorso anche dove non vi sono carenze di organico e di posti letto in ospedale che, comunque, possono essere considerati fattori da non sottovalutare laddove siano presenti".
Queste evidenze "confermano la necessità della riorganizzazione proposta da Siaarti – continua il presidente – che distinguerebbe le emergenze dalle urgenze differibili o, peggio, dalle normali condizioni che, arrivando in pronto soccorso, vengono definite codici bianchi e verdi. In emergenza, con queste esigue percentuali, ci sarebbero le risorse perché intervengano gli specialisti che ne hanno le competenze (medico con specializzazione in anestesia e rianimazione e /o in medicina d'urgenza) e che dovrebbero essere inquadrati professionalmente con specifiche previsioni contrattuali che tengano conto della peculiarità e della gravosità dell'attività svolta in tale settore".
"In tal senso – conclude Giarratano – occorre far camminare di pari passo anche una riforma dell'accesso ai corsi di laurea in Medicina, integrata però con quella sui corsi di specializzazione post-laurea, che deve sì garantire la giusta e indifferibile formazione sul campo (territorio ed ospedale), ma in un contesto formativo universitario che la certifichi come completa (cosa non sempre realizzabile se i medici in formazione sono destinati a coprire 'buchi d'organico' in ospedali privi delle specialità necessarie a formarli).
Ciò è tanto più vero in ambiti come l'area d'emergenza e critica dove la tutela della qualità della formazione fa la differenza tra vita e morte".