Roma, 21 mag. (Adnkronos Salute) – Un fardello di 1,2 miliardi pesa sulle aziende del settore dei dispositivi medici. E' la somma a cui ammontano gli sforamenti del tetto di spesa per gli anni 2015-2018 ma ci sono anche i 3 mld per l'arco 2019-2022, il temuto payback che nessun governo e nessuna legge di bilancio finora sono riusciti a risolvere. Il 2023 ha visto le aziende scendere anche in piazza a Roma in diverse occasioni contro il payback e fare tanti ricorsi. Il Tar del Lazio a ottobre ha sospeso, ma non annullato, il pagamento della quota richiesta alle aziende e domani mattina la Corte Costituzionale si riunirà per una verdetto sulla costituzionalità della legge 'Payback Dispositivi Medici'.
Un provvedimento retroattivo approvato dall'ormai governo uscente, che "impone un onere economico insostenibile, minacciando di mandare in rovina il tessuto imprenditoriale di migliaia di aziende mettendo a rischio oltre 100mila posti di lavoro", spiega Gennaro Broya de Lucia, presidente di Pmi Sanità, la nuova associazione nazionale delle piccole e medie imprese impegnate a rifornire gli ospedali del materiale necessario alla diagnosi ed alle cure, secondo il quale: "l'effetto di tale provvedimento potrebbe anche compromettere la stabilità del sistema sanitario nazionale".
"Parteciperò personalmente all'udienza – prosegue Broya De Lucia – e siamo pronti a lottare fino all'ultimo per difendere il diritto al lavoro e alla salute dei nostri associati. Sono in gioco, infatti, le libertà fondamentali garantite dalla nostra Costituzione, dallo stato di diritto, su cui non possiamo transigere né retrocedere". "Pmi Sanità – conclude il presidente dell'associazione – confida che la Corte, nonostante le pressioni mediatiche di taluni isolati soggetti, riaffermerà i diritti costituzionalmente protetti, dando giustizia a tutte le imprese colpite da questa ingiusta legge".