Roma, 24 apr. (Adnkronos Salute) – E' una malattia conosciuta fin dall'antichità, che ancora oggi rappresenta una minaccia sanitaria per metà della popolazione mondiale: la malaria. "Nel 2023, secondo l'ultimo report dell'Organizzazione mondiale della sanità, si sono registrati 263 milioni di casi a livello globale e 597mila decessi. In Italia è ormai debellata, ma si registrano comunque ogni anno alcune centinaia di casi importati, 798 nel solo 2023".
A fare il punto è l'Istituto superiore di sanità (Iss) in occasione della Giornata mondiale della malaria che si celebra domani, "per ricordare come questa malattia sia tuttora una minaccia per la salute globale, resa ancora più pericolosa dalla mancanza di un vaccino completamente efficace – avverte l'Iss – dalla diffusione di plasmodi resistenti ai farmaci, da zanzare resistenti agli insetticidi e non ultimo dai cambiamenti climatici che fanno guadagnare sempre nuovi territori alle zanzare".
La situazione in Italia. "Nel periodo pre-pandemico 2017-2019 – riporta l'Iss – si riscontra una certa stabilità, con un numero medio di 788 casi. Nel 2020-2021, a causa delle misure restrittive sui viaggi internazionali attuate per contrastare la pandemia di Covid-19, si è osservata una drastica diminuzione delle notifiche di malaria, rispettivamente con un numero medio di casi di 181 e 433. Nel periodo post-pandemico si evidenzia una lenta ripresa dei casi, con 596 nel 2022 e 798 casi nel 2023. In gran parte (circa 700 nel 2023) si tratta di casi importati che coinvolgono stranieri di ritorno da viaggi nei loro Paesi di origine. Il motivo del viaggio in aree endemiche per gli italiani includeva principalmente viaggi per lavoro (46%), seguito da turismo (26%) e volontariato/missione religiosa (19%). Gli stranieri presentano invece come principale motivo brevi viaggi nei loro Paesi di origine (80%), mentre per il 13% sono al primo ingresso in Italia".
In Italia la malaria è tra le malattie infettive soggette a notifica obbligatoria. Il ministero della Salute e l'Istituto superiore di sanità, in stretta collaborazione con le strutture locali del sistema sanitario nazionale, assicurano un efficiente sistema di sorveglianza di questa malattia seguendo le linee guida riportate nella circolare ministeriale dedicata.
"Nel 2022 – continua l'Iss – i Paesi dell'Unione europea (Ue) e dello Spazio economico europeo (Sess) che hanno riportato la casistica nazionale di malaria sono stati 28, con un totale complessivo di 6.131 casi confermati (0,8 casi per 100mila abitanti). La Francia ha riportato il maggior numero di casi, seguita da Germania, Spagna, Italia e Belgio. Il 99,8% dei casi sono risultati associati a viaggi in aree endemiche. Tredici casi sono stati riportati come acquisiti localmente: 7 in Francia,3 in Germania, 2 in Spagna e 1 in Irlanda".
La malaria "è una malattia strettamente legata anche alla storia del nostro Paese, con numerose zone che fino a non moltissimi anni fa ne erano infestate, e a quella di questo istituto – rimarca l'Iss – che fu fondato nel 1934 anche per pianificare la lotta a questa patologia e che ancora ad oggi ne porta avanti la sorveglianza oltre a diverse attività di ricerca. Quest'anno, un'occasione in più per puntare i riflettori sulla malaria viene da un anniversario importante. Cento anni fa, il 4 maggio del 1925, moriva Giovanni Battista Grassi, medico, zoologo e ricercatore il cui contributo è stato fondamentale nello scoprire quale fosse il meccanismo di trasmissione della malattia, finalmente chiaro solo alla fine dell'Ottocento". L'Iss ha dedicato all'iniziativa un nuovo podcast che ripercorre la storia della malattia e l'attività dell'istituto, oltre ad aggiornare le pagine di Epicentro e di ISSalute dedicate alla patologia.