Roma, 6 giu. (Adnkronos Salute) – Medici, veterinari, farmacisti, psicologi, biologi, chimici, infermieri, tecnici, amministrativi, operatori e dipendenti delle aziende sanitarie e ospedaliere del Servizio sanitario nazionale, sotto il cappello di 7 sigle sindacali del comparto e della dirigenza medica, si sono riuniti oggi a Roma e hanno messo in moto un movimento che si identifica nella rabbia di centinaia di migliaia di lavoratori della sanità e ne raccoglie le energie. Alla fine dell'iniziativa è stato votato all'unanimità un documento che raccoglie una piattaforma condivisa in difesa del Ssn. "L'iniziativa di oggi, che ha approvato per acclamazione una mozione unitaria, rappresenta l'apertura di una vertenza che interesserà tutti i lavoratori del Ssn – affermano i sindacati – ma che, soprattutto, coinvolgerà i cittadini che ne sono utenti sempre più insoddisfatti. La sanità pubblica la facciamo noi operatori per tutti i cittadini, ogni ora del giorno, ogni giorno dell'anno. Tutti devono e possono fare qualcosa per riavere la loro sanità gratuita, accogliente, solidale, professionale, equa ed efficiente".
Le 7 sigle sono: Fp Cgil, Uil Fpl, Nursind, Nursing Up, Aaroi-Emac, Fassid e Fvm (Federazione veterinari medici e dirigenti sanitari). "Non si può accettare – sottolineano i sindacati in una nota congiunta – che un patrimonio pubblico di solidarietà ed eccellenza professionale sia svenduto sul mercato privato per incapacità, o per monetizzare le possibilità di cura a vantaggio delle assicurazioni o di altri commercianti di salute. Una delle vergogne di questo Paese è quella di avere 6 milioni di poveri, anche di lavoratori poveri, alle cui famiglie deve essere garantita almeno un'assistenza sanitaria del livello consono a un Paese del G7, e che invece sono lasciate senza cure, nelle diseguaglianze di una autonomia differenziata che porterà la sanità del Sud a distanze siderali da quella del Nord".
"Le nostre colleghe e i nostri colleghi – rimarcano le sigle sindacali – non possono continuare a lavorare in condizioni sempre più precarie e pericolose per dare alla popolazione un'assistenza sanitaria sempre meno garantita dalle varie forze politiche che, succedendosi di volta in volta al governo, dovrebbero porsela come priorità per mandato elettorale, ma che invece immancabilmente da decenni la tagliano per mancanza di risorse. E invece non è vero che in Italia non ci sono le risorse per finanziare la sanità pubblica come in Germania o in Francia, non è vero che il declino del Ssn è inevitabile. Lo sarà – continuano – sino a quando, alla rinuncia a 600 miliardi di euro di tasse non pagate negli anni passati e all'impunità di cui continua a godere un'evasione fiscale che ogni anno sottrarre alle risorse pubbliche 80 miliardi all'anno, faranno da contraltare maggiori garanzie di salute per gli evasori rispetto a quelle per chi invece le tasse le paga tutte, oltre che tagli sulle pensioni e incrementi agli stipendi pubblici inferiori all’inflazione".
"I dipendenti del Ssn – proseguono i sindacati – non possono assistere passivamente a questa accelerazione verso il disastro del Ssn, mentre dovrebbero anche sopportare di continuare ad essere usati come un bancomat silenzioso, e intanto, con il decreto sulle liste di attesa, dal tempismo elettorale per lo meno discutibile, si fanno operazioni di maquillage organizzativo che, senza risorse, aumenteranno i carichi di lavoro dei professionisti e favoriranno l'esternalizzazione delle prestazioni. E' arrivato il momento di investire sul personale – concludono i lavoratori – per potenziare i servizi sanitari, per dare risposte alle domande inevase, per incentivare la prevenzione, la diagnostica precoce e gli screening che hanno anche il pregio di far risparmiare il Servizio sanitario nazionale, se le malattie si prevengono o si curano appena sono riscontrabili. E' arrivato il momento di rivendicare senza indugi l'esigibilità dei diritti fondamentali dettati dalla Costituzione".