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Salvini, ti amo: chi è senza peccato scagli la prima pietra

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Nel Paese degli allocchi e dei professori del nulla, sembra essere diventato lo sport nazionale sparare sulla Croce Rossa. Oggi l’obiettivo è Matteo Salvini, trasformato nel bersaglio preferito del tiro al piccione. La colpa? Vent’anni di arretratezza strutturale della rete ferroviaria italiana...

Nel Paese degli allocchi e dei professori del nulla, sembra essere diventato lo sport nazionale sparare sulla Croce Rossa. Oggi l’obiettivo è Matteo Salvini, trasformato nel bersaglio preferito del tiro al piccione. La colpa? Vent’anni di arretratezza strutturale della rete ferroviaria italiana, imputata a chi guida il Ministero dei Trasporti da poco più di venti mesi.

Premessa: non stimo Salvini. Ci sono mille ragioni per cui, da uomo del Sud residente a Milano da quarant’anni, non posso considerarlo un mio riferimento politico. Ma oggi lo difendo, e anzi, lo “amo”. Perché? Perché è diventato il nuovo Cristo: mentre cammina verso il suo personale patibolo, gli tiriamo pietre, lo insultiamo, lo crocifiggiamo. E lui, povero Cristo, sembra non sapere come difendersi.

Basta con questo tiro al piccione. Giro per l’Italia e vedo stazioni ferroviarie minori belle e funzionanti, persino in aree periferiche: Catanzaro Lido, Milano Lambrate, Lamezia Terme, Viareggio, e molte altre. La rete ferroviaria italiana, al netto di problemi e ritardi, vanta collegamenti eccellenti, alta velocità competitiva e una discreta efficienza in molte aree. Certo, ci sono difficoltà, ma davvero vogliamo attribuire tutto al ministro dei Trasporti per qualche giorno di disagi?

Questa è l’Italia delle proteste sterili, delle polemiche funzionali solo a seminare zizzania. È l’Italia che si nutre di superficialità e ignoranza, l’Italia che non riflette, che non ha buon senso. È un’Italia che non mi piace.

Se Salvini sceglie il silenzio e continua a lavorare, allora io lo voterò ancora. Perché questo Paese non ha bisogno di barbari, ma di buon senso.