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Salvini in aula bunker per il caso Open Arms: sentenza attesa in serata

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Open Arms, Salvini nell’aula bunker di Palermo: attesa la sentenza del processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Decisione prevista dopo le 19:30.

Il processo Open Arms giunge alla sua fase conclusiva presso l’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, dove il ministro Matteo Salvini è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.

Salvini in aula bunker per il caso Open Arms: sentenza attesa in serata

I fatti risalgono all’agosto 2019, quando l’allora ministro dell’Interno avrebbe impedito lo sbarco di 147 migranti salvati in mare dall’ONG spagnola Open Arms. Salvini si è dichiarato “orgoglioso” delle sue decisioni, mentre la Procura ha richiesto una condanna a sei anni di reclusione, ribadendo la gravità delle accuse. La difesa, invece, punta all’assoluzione con la motivazione che “il fatto non sussiste”.

Dopo le brevi repliche delle parti, i giudici si sono ritirati in camera di consiglio verso le 11:30. La sentenza è prevista non prima delle 19:30, in una giornata che potrebbe segnare un precedente importante per la giurisprudenza italiana in materia di immigrazione e diritti umani.

Parallelamente, Open Arms ha lanciato una nuova campagna mediatica per sensibilizzare l’opinione pubblica. Attraverso un video realizzato con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, la ONG immagina leader mondiali come Giorgia Meloni, Donald Trump, Marine Le Pen e Viktor Orbán in pericolo di vita in mare. Lo slogan della campagna, “Salveremmo anche te”, sottolinea il valore universale del soccorso umanitario e denuncia le politiche migratorie restrittive adottate in molte nazioni.

Open Arms, Salvini ha raggiunto l’aula bunker. Attesa la sentenza dopo le 18

L’avvocato Michele Calantropo, rappresentante delle parti civili, ha evidenziato che la condotta di Salvini costituisce un caso di sequestro di persona, aggravato dal mancato rispetto di ordinanze giudiziarie che prevedevano lo sbarco immediato dei migranti. Ha inoltre menzionato la possibilità di una derubricazione a omissione di soccorso, poiché il diritto internazionale stabilisce che il soccorso termina solo con lo sbarco in un porto sicuro.

Nell’udienza precedente, le parti civili hanno richiesto un risarcimento superiore a un milione di euro, da destinare sia ai migranti coinvolti sia alle organizzazioni rappresentate. L’esito del processo, qualunque esso sia, potrebbe avere implicazioni significative per il panorama politico e giudiziario, alimentando il dibattito su immigrazione e diritti umani in Italia e in Europa.