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Sindrome del bambino scosso: cos'è e come riconoscerne i sintomi

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Ogni anno si contano nuovi casi della cosiddetta sindrome del bambino scosso, ma cos'è e come si riconosce questa patologia ancora poco nota?

A seguito dei recenti casi, avvenuti anche in Italia, di neonati morti a seguito di forti scuotimenti è balzata agli onori delle cronache la cosiddetta sindrome del bambino scosso: un termine che è solito indicare più un insieme di determinati sintomi che un’unica patologia vera e propria. Ma cos’è la sindrome del bambino scosso e come è possibile riconoscerne i sintomi in un neonato al fine di evitare drammatiche conseguenze che potrebbero condurlo al coma quando non alla morte.

Sindrome del bambino scosso: cos’è?

Descritta per la prima volta nel 1946, la sindrome del bambino scosso entra di diritto nel dibattito scientifico nel 1967 a seguito della pubblicazione di un articolo in merito sulla rivista medica Lancet. È però soltanto nel 1973 che il radiologo pediatrico John Caffey conia il nome della patologia, analizzando la frequente compresenza di una serie di specifici traumi su neonati o bambini molti piccoli. Il paper pubblicato da Caffey si intitolava infatti “Sulla teoria e la pratica dello scuotimento degli infanti. I suoi potenziali effetti residuali in condizioni di danno cerebrale permanente e ritardo mentale”.

I suddetti sintomi erano solitamente ematomi subdurali (cioè presenti tra le aree del cervello dette dura madre e aracnoide), edemi cerebrali, emorragie retiniche, fratture ossee (nello specifico delle ossa lunghe e delle costole posteriori) e più raramente anche emorragie subaracnoidee. In situazioni di scuotimento infatti, l’encefalo del bambino viene sottoposto ad un’azione meccanica che può comportare la rottura degli assoni, la parte del neurone che trasmette gli impulsi.

La sindrome del bambino scosso è inoltre favorita dalle particolari caratteristiche fisiologiche di un neonato, come la sproporzione tra le dimensioni del cranio e il resto del corpo, la forte componente liquida all’interno della scatola cranica e l’incompleta saldatura ossea di quest’ultima (la cosiddetta fontanella).

Statistiche sulla sindrome

Generalmente la sindrome colpisce neonati e bambini al di sotto dei cinque anni e, stando ad alcune statistiche, nei soli Stati Uniti ogni anni si contano tre nuovi casi ogni 10mila bambini nati. In caso di diagnosi della sindrome, le possibilità di sopravvivenza si aggirano nell’ordine del 25%. Al momento l’unica prevenzione possibile per la sindrome del bambino scosso consiste nel fornire una corretta educazione parentale ai futuri genitori, avvertendoli dei rischi che può comportare un eccessivo scuotimento del bambino.