Roma, 28 mar.
(Adnkronos Salute) – "Con la decisione presa dal Governo c'è il riconoscimento dell'identità di una persona sordocieca. Credo che sia stato un passo positivo, fondamentale. Il Governo, appoggiato anche da chi non sta al Governo, ha deciso di modificare la definizione della sordocecità, includendo in questo concetto le persone che non vedono e non sentono di qualsiasi età, anche quando questa doppia minorazione arriva nell'età adulta. A distanza di un certo numero di anni di lavoro, di informazione e di sensibilizzazione, le istituzioni hanno preso atto che c'è questa realtà che necessita di essere prima riconosciuta e poi aiutata".
Lo ha detto Rossano Bartoli, presidente della Fondazione Lega del Filo d'Oro, commentando il ddl Semplificazioni appena approvato dal Consiglio dei ministri, in cui è prevista una modifica della legge 107/2010 in materia di riconoscimento dei diritti delle persone sordocieche.
"Alla Camera dei deputati abbiamo avuto l'opportunità di presentare il Manifesto delle persone sordocieche, cioè un elenco delle problematiche principali che riguardano la vita di una persona che vive la condizione della sordocecità, una persona con pluriminorazione – ha aggiunto Bartoli a margine dell'evento tenutosi ieri presso alla Camera – In questo elenco chiediamo interventi adeguati da parte delle istituzioni pubbliche".
Le richieste principali del documento riguardano il "poter aspirare a una vita quanto più autonoma possibile e poter accedere a servizi anche al di fuori della regione di residenza. Chiediamo inoltre di avere un'effettiva disponibilità per il personale" necessario "per la comunicazione, gli interpreti e le persone di accompagnamento, perché abbiamo persone non vedenti e non udenti che dipendono inevitabilmente dall'assistenza di altri. Dobbiamo inoltre pensare al futuro, al dopo di noi, soprattutto per persone con pluridisabilità, che sono in crescita visto che si vive sempre di più".
Ricordando l'anniversario dei 60 anni di attività della Lega del Filo d'Oro, Battoli ha commentato: "Per un'organizzazione è una bella età che ci lascia ben sperare. Le famiglie ci chiedono di fare ulteriori sforzi e i progetti che abbiamo in cantiere magari potranno essere realizzati con tempi più rapidi. Quando abbiamo aperto il primo centro fuori dalle Marche, in Lombardia, ci sono voluti alcuni decenni. Negli ultimi tempi invece i progetti vengono realizzati anche nell'arco di pochi anni, ovviamente se incrociamo amministrazioni e persone attente e sensibili alla realtà della persona con gravi disabilità".