> > Rivolta in Nuova Caledonia, la Francia impone il coprifuoco

Rivolta in Nuova Caledonia, la Francia impone il coprifuoco

null

Parigi ha imposto il coprifuoco in Nuova Caledonia per sedare la rivolta contro la riforma costituzionale

Le autorità del territorio francese della Nuova Caledonia hanno annunciato un coprifuoco di due giorni e hanno vietato gli assembramenti, dopo i violenti scontri.

Rivolta in Nuova Caledonia

L’arcipelago da decenni è attraversato da tensioni tra gli indigeni Kanak, che cercano l’indipendenza, e i discendenti dei colonizzatori che vogliono rimanere parte della Francia. Il ministero degli Interni francese ha annunciato l’invio di rinforzi sull’isola, che è stata a lungo una colonia carceraria e che ora ospita una base militare. Secondo le autorità oltre 130 persone sono state arrestate e 54 agenti sono rimasti feriti.

Parigi impone il coprifuoco

Il presidente del partito pro-indipendenza Unione Caledoniana, Daniel Goa, ha invitato alla calma, spiegando tuttavia che le protesterivelano la determinazione dei nostri giovani a non farsi più governare dalla Francia“. Il massimo funzionario francese sul territorio, l’Alto Commissario Louis Le Franc, ha dichiarato che nella capitale Nouméa si sono verificati disordini nella notte tra lunedì e martedì. Gli insorti hanno danneggiato le apparecchiature di videosorveglianza e numerosi negozi. Oggi le scuole e diverse attività sono rimaste chiuse. L’aeroporto è stato bloccato e decine di voli sono stati cancellati.

Le motivazioni della rivolta

Gli scontri sono iniziati mentre i legislatori francesi discutevano una riforma che avrebbe aumentato il numero di persone che possono votare in Nuova Caledonia. Gli oppositori sostengono che l’ampliamento delle liste elettorali, che non sono state aggiornate dal 1998, avvantaggerebbe i politici filo-francesi ed emarginerebbe ulteriormente la popolazione indigena Kanak, che in passato ha sofferto di rigide politiche di segregazione e di una diffusa discriminazione. Il primo ministro francese Gabriel Attal ha condannato le violenze e ha chiesto il ritorno al dialogo “con tutte le parti interessate e tutti gli attori locali“, affinché si trovi un punto di incontro sulla proposta di riforma che è stata oggetto di un acceso dibattito all’Assemblea nazionale, la più influente camera del parlamento francese.