Nelle scorse ore, nel carcere Ernesto Mari di Trieste è andata in scena una grossa rivolta che ha coinvolto decine e decine di detenuti.
I carcerati hanno protestato per il grande caldo e il sovraffollamento e lo hanno fatto asserragliandosi, con gli agenti che, in tenuta antisommossa, sono dovuti intervenire per sedare la ribellione.
Trieste, rivolta in carcere: cosa è successo
Arredi e lenzuola dati alle fiamme e un grosso gruppo di detenuti rimasto per ore asserragliato. Forse ci sono stati anche veri e propri scontri tra i carcerati e i secondini. Questo è quanto accaduto nelle scorse ore nel carcere Ernesto Mari di Trieste.
La protesta, dovuta al grande caldo e al sovraffollamento della prigione (più di 250 detenuti, quando dovrebbero essere massimo 150), è rientrata solo dopo l’intervento di un folto gruppo di agenti in tenuta antisommossa.
Trieste, rivolta in carcere: cinque detenuti intossicati
Le autorità hanno fatto uso di lacrimogeni per sedare la ribellione. Il gas avrebbe intossicato alcuni dei detenuti in protesta e, dopo che la ribellione era stata sedata, cinque di loro sono stati accompagnati in ambulanza in ospedale.
“Ennesima rivolta, questa volta nel carcere di Trieste. Alla base sembrano esserci le cattive condizioni detentive” – ha dichiarato Aldo Di Giacomo segretario generale Spp, sindacato autonomo della polizia penitenziaria – “Una rivolta al giorno nel più assoluto abbandono da parte dello Stato. Detenuti e poliziotti accomunati dalla stessa sorte. Non è più possibile continuare in questo modo. Il ministro e governo si prendano le responsabilità di trovare soluzioni“.