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Ritrovo di tensioni nella Consulta, l'opposizione sta valutando l'ipotesi di astenersi dal voto.

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La lotta per la nomina del giudice costituzionale si intensifica: strategie, controversie e tensioni tra maggioranza e opposizioni

La maggioranza e l’opposizione stanno preparando le loro strategie in vista dell’importante voto di martedì, quando Camera e Senato si riuniranno per scegliere un nuovo giudice della Corte costituzionale. Questa votazione si intreccia con i referendum, dal momento che già il 12 novembre la Corte dovrà pronunciarsi su quello relativo all’Autonomia. In preparazione dell’evento, FdI ha invitato il centrodestra a unirsi, diffondendo un comunicato interno che ha attirato attenzione mediatica, suscitando polemiche e reazioni da parte del ministro della Difesa, Guido Crosetto. L’intento è quello di garantire un numero sufficiente di voti in Aula, evitando così necessità di accordi con le opposizioni. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha definito questa iniziativa un ‘blitz’. Nel tentativo di contrastarla, le residue forze del campo largo stanno pensando a diverse opzioni, come non entrare in Aula, disertare il voto, o avanzare un nome alternativo rispetto a quello del centrodestra, che sembrerebbe propendere per Francesco Saverio Marini, consulente giuridico di Palazzo Chigi e autore del testo sul premierato.

Il percorso non è stato semplice

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha confermato la volontà del governo di concludere l’iter martedì, ribadendo che il Parlamento non può continuare a riunirsi senza arrivare a una conclusione. Tuttavia, la diffusione del messaggio interno ha creato non poche controversie, tanto che Crosetto ha ipotizzato di presentare un esposto per violazione della corrispondenza. Le opposizioni, intanto, stanno ponendo la loro attenzione sul voto che si terrà martedì.

La nomina deve essere una decisione condivisa

La selezione del giudice per l’Alta Corte non può essere appannaggio esclusivo della maggioranza, ha sottolineato Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera. L’obiettivo è operare secondo lo spirito della Costituzione, evitando approcci attuati per il potere. La nomina deve essere una decisione condivisa. D’altra parte, il senatore Dario Parrini del Partito Democratico ha definito “allarmante” il modo in cui, attraverso il ministro Ciriani, la destra tenti un’azione senza precedenti riguardo alla designazione di un giudice costituzionale. La situazione in Aula sarà influenzata dal numero di assenze nel centrodestra e dall’unità del centrosinistra, con un quorum di 363 voti necessario. Attualmente, la maggioranza potrebbe raggiungere 360 voti. I calcoli delle opposizioni mirano non solo a creare un contrasto palese, ma anche a garantire la disciplina di voto. Un esempio è il senatore Pier Ferdinando Casini, che ha destato preoccupazione annunciando: “È un dovere votare per completare la Corte costituzionale e io lo farò martedì”. Quindi, concordare un’unica linea sarà una sfida difficile e mantenerla ancora di più. Le negoziazioni sono in corso e l’atmosfera tra le forze dell’ampio schieramento non promette chiarezza. Dopo il voto di martedì, si affronterà anche la questione dei referendum. Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha dichiarato: “Giorgia Meloni sta cercando con tutte le forze di nominare i suoi sostenitori alla Corte Costituzionale per bloccare tematiche come cittadinanza e autonomia”.

Marini e le sue valutazioni

Il rappresentante dei Verdi, Angelo Bonelli, ha evidenziato che, nel caso in cui Marini venisse eletto, sarebbe chiamato a valutare non soltanto l’ammissibilità del referendum riguardante l’autonomia differenziata, ma anche la riforma sul sistema del premierato che lui stesso ha redatto.