Una ricerca curata dal Censis rivela che gli investitori italiani, pensando ai loro risparmi provano perlopiù prudenza, apprensione e ansia.
Più allarmati sono i risparmiatori con redditi bassi, rispetto a coloro che dichiarano redditi più elevati, mentre 3/4 di loro condividono il timore di subire perdite in caso di investimento dei risparmi.
Il 75% degli italiani risparmia, più al nord (77%) che al Sud e Isole (75%). ll 40% accantona al massimo il 5% del reddito, il 35% sino al 15%, il 18% tra il 15% e il 20% mentre il 10% arriva a risparmiare oltre il 20%.
La maggior parte di chi investe segue gli eventi geopolitici, dai conflitti armati (Ucraina, Medio Oriente) alle crisi economiche e gli eventi riferibili al climate change.
Purtroppo gli eventi imprevisti condizionano le scelte dei risparmiatori ai quali capita periodicamente di modificare l’asset allocation delle proprie scelte di investimento nel 20% dei casi. Si rafforza così il clima d’incertezza e il pessimismo che possono così condizionare negativamente le scelte degli italiani.
La bassa propensione al rischio mista a preoccupazione e incertezza sfocia così in soluzioni eccessivamente prudenti e poco produttive col rischio di una rilevante diminuzione di valore del risparmio.
D’altra parte, secondo alcuni studi della finanza comportamentale, gli investitori si comportano in modo contradditorio , piuttosto che prediligere un comportamento coerente e logico nelle scelte di investimento, molto più di quanto si pensi. Di fronte all’incertezza due risparmiatori su tre infatti ritengono sia meglio investire su strumenti finanziari italiani.
I motivi possono essere diversi; come ad esempio il fenomeno dell‘home bias: un comportamento cognitivo che spinge gli investitori ad affidarsi indiscutibilmente a tutto ciò che è ritenuto familiare e conosciuto. Nel dettaglio, l’home bias porta gli investitori a preferire soluzioni finanziarie geograficamente più vicine ai loro Paesi o a investire nei titoli di un’azienda a cui si è strettamente legati, tralasciando valutazioni di tipo tecnico. In verità, questa valutazione trae in inganno perché non c’è nessun fondamento logico che dimostra che quell’investimento andrà a buon fine.
Timori globali e rialzo dei tassi rafforzano così l’attrattività per i titoli del debito pubblico: il 45% dei risparmiatori predilige i titoli di Stato, il 30% la sottoscrizione di fondi comuni di investimento il resto investe in polizze assicurative , obbligazioni o buoni postali. La liquidità cala di circa il 4% rispetto allo scorso anno: colpa del carovita e della ricerca di rendimenti migliori, che hanno portato i risparmiatori a utilizzare 45 mld circa.
Ma nonostante il calo, i salvadanai restano comunque consistenti. Alla domanda perché gli italiani risparmiano i dati rivelano che la metà dei risparmiatori risparmia per sentirsi più sicuro nel quotidiano, il 35% per garantirsi una vecchiaia serena, il 30% per garantire risorse future per i propri figli e il 20% per togliersi qualche sfizio ogni tanto. Mentre pensando a come investire i propri risparmi il 48% degli italiani è sensibile ad una ottimale condizione di sicurezza, il 35 % a proposte di diversificazione del portafoglio investimenti, il 25% ai buoni rendimenti.
E’ così evidente che in un contesto di generale incertezza il risparmio rappresenta una solida fonte di sicurezza. Titoli di Stato e Fondi comuni hanno così mantenuto una loro distinta attrattività. Pianificazione, diversificazione e programmazione orientata al lungo termine sono le basi per raggiungere importanti traguardi per tutti, risparmiatori e gestori di portafogli.