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Il caso di Catanzaro: accuse gravi per due ex funzionarie
Il gup di Catanzaro ha deciso di rinviare a giudizio Angela Paravati, ex direttrice della casa circondariale di Catanzaro, e Simona Poli, comandante della Polizia penitenziaria, entrambe accusate di concorso esterno in associazione per delinquere. Le accuse nei loro confronti non si limitano a questo: Paravati è anche accusata di reati di falso, evasione, falsità ideologica e corruzione. Il processo si svolgerà il prossimo 28 gennaio, mentre per altri imputati che hanno scelto il rito abbreviato, l’udienza è fissata per il 29 gennaio.
Le accuse e il contesto del processo
Secondo l’accusa, Paravati e Poli avrebbero facilitato l’attività di due gruppi criminali all’interno del carcere, i quali si dedicavano allo spaccio di droga e alla circolazione di telefonini e sim card. Questo scenario inquietante è emerso grazie all’indagine condotta dai pubblici ministeri Veronica Calcagno e Anna Chiara Reale, che hanno coinvolto un totale di 77 persone, tra cui agenti della penitenziaria, detenuti e familiari di detenuti.
Il ruolo della polizia penitenziaria e la complicità interna
Le indagini hanno rivelato che all’interno della struttura penitenziaria di Catanzaro si erano formati due distinti gruppi criminali: uno dedicato allo spaccio di stupefacenti e l’altro allo smercio di sim card e telefonini. Gli inquirenti sostengono che tali attività illecite avvenissero con la complicità di alcuni operatori della polizia penitenziaria e di familiari dei detenuti, i quali provvedevano a rifornire i gruppi con droga e dispositivi di comunicazione. Questo grave quadro di corruzione e illegalità solleva interrogativi sulla sicurezza e sull’integrità del sistema penitenziario.