Riconoscimento di un milione di euro come indennizzo per un lavoratore a causa della presenza di amianto nel luogo di lavoro.

Il tribunale di Torre Annunziata ha condannato Fincantieri per la morte di un lavoratore dovuta a esposizione professionale all'amianto in un cantiere navale di Castellammare di Stabia tra il 1977 e il 1981. L'Osservatorio Nazionale Amianto ha comunicato che il lavoratore, morto a 58 anni per un mesotelioma pleurico, era stato esposto all'amianto senza adeguata protezione. La sentenza ha stabilito un legame tra l'esposizione a tale materiale e la malattia. Fincantieri è stata accusata di non aver implementato le necessarie misure di sicurezza e dovrà risarcire i familiari per quasi un milione di euro. Per la prima volta, è stata riconosciuta anche l'esposizione domestica all'amianto.

Il tribunale di Torre Annunziata, situato nella provincia di Napoli, ha emesso una sentenza di condanna contro Fincantieri in relazione all’esposizione professionale all’amianto che ha portato alla morte di un lavoratore nel mese di aprile 2019 all’età di 58 anni a causa di un mesotelioma pleurico.

Questa informazione è stata comunicata dall’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) tramite un comunicato stampa. Il deceduto aveva prestato servizio nei cantieri navali come operaio dal 1977 fino al 1981 presso lo stabilimento di Castellammare di Stabia, occupandosi di attività come sabbiatura, pavimentazione, verniciatura e lavoro generico, in un ambiente inquinato dall’amianto. Fin dagli anni ’60, l’amianto era ampiamente presente nei cantieri navali, rendendo inevitabile per i lavoratori il contatto con le sottili fibre del materiale, che si trovavano nelle coibentazioni, tubazioni, pareti, spazi motore e persino nelle cuccette delle navi sia militari che civili.

Secondo la perizia del CTU, è stato accertato che il lavoratore maneggiava amianto friabile in ambienti privi di ventilazione e senza l’uso di mascherine o tute protettive, strumenti che avrebbero potuto ridurre il rischio di inalazione delle polveri tossiche. Pertanto, è stato stabilito un chiaro legame tra l’esposizione al materiale e l’insorgenza del mesotelioma pleurico.

Secondo la sentenza, “considerando le modalità con cui si gestiva il movimento dell’amianto, la società accusata ha evidenziato una carenza nell’implementare tutte le misure di sicurezza necessarie per tutelare la salute fisica e mentale dei lavoratori.

Infatti, tutte le operazioni esponendo gli operai all’inalazione di amianto avvenivano praticamente senza adeguate precauzioni per evitare o ridurre l’inalazione di polveri contenenti amianto”. La cantieristica navale è ora tenuta a risarcire i familiari, assistiti dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, per un importo vicino a un milione di euro: “Questa è una sentenza storica che prevede un ampio risarcimento per i familiari e, per la prima volta, è stata riconosciuta anche l’esposizione domestica, dato che il genitore, anch’esso operante nello stesso cantiere, è morto di mesotelioma.

Rappresenta un passo importante verso la giustizia per le vittime dell’amianto”, osserva Bonanni.