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Riconoscimento del diritto all'indennizzo per sindrome da Talidomide

Immagine che rappresenta il riconoscimento del diritto all'indennizzo

Un piemontese ottiene il riconoscimento del diritto all'indennizzo dopo anni di battaglie legali.

La lunga battaglia per il riconoscimento

La storia di un cinquantottenne piemontese affetto dalla sindrome da Talidomide rappresenta un esempio emblematico delle difficoltà che molte vittime di questo farmaco hanno dovuto affrontare. Dopo otto anni di contenzioso legale, il tribunale del lavoro di Alessandria e la Corte d’appello di Torino hanno finalmente riconosciuto il suo diritto a un indennizzo dal Ministero della Salute.

Questa sentenza, depositata recentemente, segna una vittoria significativa per chi ha subito danni a causa di un farmaco che ha causato malformazioni in numerosi neonati negli anni ’60.

Il caso specifico e le sue implicazioni

Il ricorrente, portatore di una malformazione al braccio sinistro, ha presentato la domanda di indennizzo nel 2017, sostenendo che la sua condizione fosse compatibile con gli effetti della Talidomide. Nonostante un iniziale parere favorevole, la Commissione competente ha successivamente negato il riconoscimento, sostenendo che non fosse stata dimostrata la prova del nesso causale. Tuttavia, la determinazione del piemontese, supportato dai legali Erika Finale e Renato Ambrosio, ha portato a una revisione della situazione, culminando in una sentenza favorevole.

Le sfide legali e le obiezioni del Ministero

Il Ministero della Salute ha opposto diverse obiezioni, tra cui la tempistica della nascita del ricorrente, avvenuta nel 1967, dopo il ritiro della Talidomide dal mercato. Tuttavia, gli avvocati del ricorrente hanno sottolineato che il diritto all’indennizzo si estende anche a coloro che presentano malformazioni compatibili con la sindrome, indipendentemente dalla data di nascita. Inoltre, è stato evidenziato che la Talidomide è rimasta in circolazione anche come prodotto da banco, complicando ulteriormente la questione.

La sentenza ha messo in luce anche le tensioni durante il processo, con riferimenti a toni aspri da parte dei rappresentanti del Ministero. La questione della monolateralità delle malformazioni è stata al centro del dibattito, con i legali che hanno dimostrato come la letteratura scientifica supporti la validità delle affermazioni del ricorrente. Questo caso non solo rappresenta una vittoria personale, ma solleva interrogativi più ampi sulla responsabilità delle istituzioni e sulla protezione delle vittime di farmaci pericolosi.