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Resistenza: Boschi, 'Giornata Internati per memoria collettiva, tra loro anche mio nonno'

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Roma, 19 set. (Adnkronos) - “L’istituzione di una Giornata destinata a onorare gli internati e a tenerne vivo il ricordo della loro scelta la scelta di stare dalla parte giusta della storia sana una lacuna nella nostra memoria collettiva”. Così la deputata di Italia viva Mar...

Roma, 19 set. (Adnkronos) – “L’istituzione di una Giornata destinata a onorare gli internati e a tenerne vivo il ricordo della loro scelta la scelta di stare dalla parte giusta della storia sana una lacuna nella nostra memoria collettiva”. Così la deputata di Italia viva Maria Elena Boschi, intervenendo in Aula per dichiarare il voto favorevole alla proposta di legge per istituire la Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale.

“Dalla Resistenza -aggiunge- abbiamo tratto il giacimento di valori comuni che hanno portato poi alla stesura della nostra Costituzione, che ci hanno consentito ci consentono di vivere in una Repubblica democratica. Oggi accanto alla lotta di resistenza ricordiamo oltre 800mila nostri connazionali, molti dei quali militari che dopo l’armistizio scelsero di non collaborare con le truppe di occupazione naziste e con la Repubblica sociale di Salò conoscendo i rischi che avrebbero corso e il prezzo da pagare. Uno di quelli –ricorda- era Gloriano Boschi, mio nonno. La sua storia è quella di tanti giovani italiani che scelsero di stare dalla parte giusta”.

“Dopo il conflitto nonostante i lutti, dopo l’esperienza atroce della guerra, quelle persone, mutilate nel corpo e nello spirito, hanno avuto la forza di superare il dolore e credere in un’Europa unita che potesse garantire quella pace che loro avevano perduto. Ricordare quei valori è per noi una bussola ancora oggi. E io sento il dovere -conclude Boschi- di essere all’altezza di mio nonno e dei tanti italiani che hanno detto no al regime fascista, al regime nazista e che insieme hanno voluto costruire non solo una Repubblica democratica ma -conclude- anche un’Europa diversa”.