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Radioterapia integrata con chemio: nuovi studi e possibilità

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Milano, 27 giu. (askanews) - Un nuovo approccio che può migliorare di gran lunga la gestione della malattia e quindi della qualità di vita dei pazienti. Questo e molto altro è stato confermato da due importanti lavori scientifici, LAURA E ADRIATIC, presentati al Congresso dell'ASCO e discussi in ...

Milano, 27 giu. (askanews) – Un nuovo approccio che può migliorare di gran lunga la gestione della malattia e quindi della qualità di vita dei pazienti. Questo e molto altro è stato confermato da due importanti lavori scientifici, LAURA E ADRIATIC, presentati al Congresso dell’ASCO e discussi in Italia durante il 34esimo Congresso Nazionale dell’AIRO, Associazione Italiana di Radiologia e Oncologia Clinica. Abbiamo parlato con Barbara Jereczek, Coordinatore Commissione Formazione AIRO e Neo-eletta Presidente ESTRO:

“La radioterapia è una disciplina del futuro, una disciplina molto clinica e molto europea. Disciplina del futuro perché oggi l’indicazione esiste nel 60% dei pazienti oncologici e questa percentuale sta aumentando a causa delle nuove combinazioni con i farmaci. È una disciplina molto clinica perché l’oncologo radioterapista segue il paziente nel suo insieme anche per le terapie in supporto, ed è una disciplina molto europea perché anche AIRO aderisce come altre cento società nazionali all’estero”.

Un momento dove si è ribadita l’importanza della sinergia quando si parla di ricerca scientifica e non solo, soprattutto a livello europeo. Aprire nuovi orizzonti è infatti essenziale, come dimostrano i numeri riguardanti l’efficacia del trattamento con radioterapia integrato da subito con la chemioterapia. Il tutto seguito da immunoterapia o terapia target. Ha poi parlato ai nostri microfoni Marta Scorsetti, Presidente Associazione Italiana RadioBiologia:

“La parola chiave è personalizzazione della cura. Abbiamo compreso che non possiamo dare la stessa dose di radiazioni a tutti. Quindi attraverso la ricerca, lo studio del sistema immunitario noi riusciamo a decidere a quale dose dare al paziente e questa dose deve essere diversificata. Le malattie più aggressive si possono aggredire se quel paziente deve essere suscettibile di un trattamento più aggressivo. In alcuni casi, viceversa, non è necessaria una dose così alta perché ci sono sistemi di radiosensitività che questa malattia può rispondere a basse dosi”.

La divulgazione poi, a sradicare anche le ultime roccaforti delle persone a livello di pregiudizio e di tabù. Perchè un nuovo tipo di cura è possibile, e i numeri lo testimoniano benissimo.