Roma, 2 gen (Adnkronos) – Nei quasi nove anni trascorsi al Quirinale tra primo e attuale mandato, una sola volta il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rinviato una legge alle Camere chiedendo un nuovo esame (il 27 ottobre 2017, al tramonto della diciassettesima legislatura, quella sulle mine antiuomo), ma più volte ha accompagnato la promulgazione di leggi o l'emanazione di decreti legge con lettere ai presidenti delle Camere e del Consiglio per segnalare criticità contenute nei provvedimenti. Testi di cui per vari motivi si rendeva necessaria comunque l'entrata in vigore.
Così come avvenuto nei giorni scorsi, quando il Capo dello Stato ha promulgato legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 ("uno dei traguardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza -ha spiegato- da conseguire entro il quarto trimestre del 2023 e pertanto", da promulgare "con sollecitudine"), senza però fare a meno di segnalare l'"eccessiva e sproporzionata" proroga prevista per l'"assegnazione delle concessioni per il commercio su aree pubbliche", tale da rendere "indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di Governo e Parlamento".
La stessa richiesta che Mattarella aveva rivolto ai presidenti delle Camere e del Consiglio il 24 febbraio scorso a proposito della proroga delle concessioni demaniali marittime, richiamata anche oggi, quando promulgò la legge di conversione del decreto milleproroghe del 2022, in quanto un suo rinvio al Parlamento a pochi giorni dalla scadenza del provvedimento avrebbe "inevitabilmente", fatto "venir meno, con effetti retroattivi, in molti casi in maniera irreversibile, tutte le numerose altre disposizioni" contenute nel testo, "determinando incertezza e disorientamento nelle pubbliche amministrazioni e nei destinatari delle norme".
Oltre a segnalare "i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali" della proroga delle concessioni per i balneari, Mattarella in quell'occasione per la terza volta si soffermava su questioni di carattere generale, già sollevate dai predecessori Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, relative all'abuso della decretazione d'urgenza e agli interventi emendativi di Senato e Camera, tali da trasformare i provvedimenti inizialmente approvati dal Governo ed emanati dal Capo dello Stato "in decreti-legge omnibus del tutto disomogenei, vale a dire in meri contenitori dei più disparati interventi normativi".
Un analogo intervento dell'attuale Presidente della Repubblica c'era infatti già stato l'11 settembre del 2020, in piena emergenza Covid, quando in sede di promulgazione della legge di conversione del decreto legge Semplificazioni, lamentò l'inserimento nel provvedimento di modifiche al codice della strada che non attenevano alla materia "originariamente disciplinata" dal testo.
Il 23 luglio del 2021, invece, promulgando la legge di conversione del decreto 'Sostegni bis', Mattarella rilevò che "il testo che mi è stato trasmesso contiene 393 commi aggiuntivi, rispetto ai 479 originari. Tra le modifiche introdotte ve ne sono alcune che -alla luce del disposto costituzionale e della ricordata giurisprudenza costituzionale- sollevano perplessità in quanto perseguono finalità di sostegno non riconducibili all’esigenza di contrastare l’epidemia e fronteggiare l’emergenza, pur intesa in senso ampio, ovvero appaiono del tutto estranee, per finalità e materia, all’oggetto del provvedimento".
Risalendo agli anni scorsi, il Capo dello Stato intervenne due volte nel 2017, il 17 ottobre e il 30 novembre, in sede di promulgazione del codice Antimafia e della legge sul cosiddetto whistleblowingcon, scrivendo al presidente del Consiglio dell'epoca, Paolo Gentiloni.
Nel primo caso veniva sottolineata "l'esigenza di assicurare sollecitamente una stabile conformazione dell'ordinamento interno agli obblighi comunitari in relazione alle previsioni direttamente attuative di direttive europee, a suo tempo recepite nell'ordinamento interno e che non figurano nel nuovo testo". Nel secondo caso invece il Governo, "nella predisposizione delle norme di attuazione del nuovo dettato legislativo", veniva invitato a operare "in coerenza con i principi costituzionali che regolano l'attività degli organi giudiziari" e che disciplinano posizione e funzioni attribuite al Consiglio superiore della magistratura "per tutto quanto attiene la posizione giuridica degli appartenenti all'ordine giudiziario".
Per sei volte Mattarella intervenne all'epoca del primo Governo presieduto da Giuseppe Conte. Il 25 luglio del 2018, promulgando la conversione del cosiddetto decreto terremoto, venivano segnalate al premier criticità contenute nel provvedimento da correggere "in tempi necessariamente brevi".
Il 4 ottobre dello stesso anno, emanando il primo decreto legge sicurezza, il Presidente della Repubblica, in una lettera al premier avvertiva "l’obbligo di sottolineare che, in materia, come affermato nella Relazione di accompagnamento al decreto, restano 'fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato', pur se non espressamente richiamati nel testo normativo, e, in particolare, quanto direttamente disposto dall’articolo 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia".
Circa un mese dopo, il primo novembre, Mattarella scriveva nuovamente a Conte in occasione dell'autorizzazione alla presentazione in Parlamento del disegno di legge Bilancio, per "sollecitare il Governo a sviluppare – anche nel corso dell’esame parlamentare- il confronto e un dialogo costruttivo con le istituzioni europee".
A marzo del 2019, promulgando la legge istitutiva della commissione di inchiesta sul sistema bancario, Mattarella inviò una lettera ai presidenti del Senato, Elisabetta Casellati, e della Camera, Roberto Fico, per segnalare la necessità di assicurare, nei lavori dell'istituendo organismo parlamentare, "il rispetto dei limiti derivanti dalla Costituzione e dall’ordinamento della Unione europea nonché il rispetto dei diversi ruoli e responsabilità", in riferimento all'attività dall'autorità giudiziaria e delle altre istituzioni indipendenti di controllo.
Il 26 aprile Mattarella ritenne necessario scrivere nuovamente ai presidenti delle Camere e a quello del Consiglio promulgando la legge sulla legittima difesa, per segnalare che "la nuova normativa presuppone, in senso conforme alla Costituzione, una portata obiettiva del grave turbamento e che questo sia effettivamente determinato dalla concreta situazione in cui si manifesta".
Inoltre Il Capo dello Stato rilevava che "nei procedimenti penali nei quali venga loro riconosciuta la legittima difesa 'domiciliare', le spese del giudizio per le persone interessate" sono "poste a carico dello Stato, mentre analoga previsione non è contemplata per le ipotesi di legittima difesa in luoghi diversi dal domicilio". Infine sotto i riflettori finiva anche la norma che "subordina al risarcimento del danno la possibilità di concedere la sospensione condizionale della pena, nel caso di condanna per furto in appartamento o per furto con strappo ma lo stesso non è previsto per il delitto di rapina. Un trattamento differenziato tra i due reati non è ragionevole".
Mattarella intervenne di nuovo promulgando la legge di conversione del cosiddetto decreto legge sicurezza bis, con una nuova lettera ai vertici del Parlamento e al premier l'8 agosto 2019. "I contenuti del provvedimento appena promulgato -scriveva tra l'altro il Capo dello Stato- sono stati, in sede di conversione, ampiamente modificati dal Parlamento e non sempre in modo del tutto omogeneo rispetto a quelli originari del decreto legge presentato dal Governo. Al di là delle valutazioni nel merito delle norme, che non competono al Presidente della Repubblica, non posso fare a meno di segnalare due profili che suscitano rilevanti perplessità", rispetto ai quali veniva affidata "alla valutazione del Parlamento e del Governo l'individuazione dei modi e dei tempi di un intervento normativo".
Infine occorre ricordare altri due interventi del Presidente della Repubblica durante l'attuale mandato. Il 6 maggio del 2022, promulgando la legge istitutiva della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino, in una lettera al presidente del Consiglio, Mario Draghi, veniva segnalata l'opportuità di "un intervento normativo organico che riguardi le celebrazioni in onore delle nostre Forze Armate, considerato che quella appena promulgata risulta essere l’unica legge che preveda una giornata in onore di un corpo militare".
A tal proposito Mattarella suggeriva di "assumere in legge la definizione completa del 4 novembre come Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, cogliendo l’occasione per un riordino complessivo delle celebrazioni che valorizzi l’unitarietà delle Forze Armate".
E il primo dicembre scorso la promulgazione della legge che vieta la cosiddetta carne sintetica è avvenuta dopo che il Governo aveva trasmesso al Quirinale il provvedimento "accompagnandolo con una lettera" che dava "notizia dell’avvenuta notifica del disegno di legge alla Commissione europea e con l'mpegno a conformarsi a eventuali osservazioni che dovessero essere formulate dalla Commissione nell’ambito della procedura di notifica".