Roma, 12 feb. (Adnkronos Salute) – "L'Intergruppo parlamentare One Brain è importante perché è giunto il momento di iniziare a ragionare in maniera integrata su tutto quello che è il concetto di cervello e salute mentale, senza diversificare tra salute mentale psichiatrica e salute mentale neurologica. Ora bisogna essere bravi a far sì che questo processo possa avvenire nel minor tempo possibile, coinvolgendo anche le famiglie e le associazioni in una logica di integrazione sociosanitaria. La salute mentale ha anche delle problematiche sociali che non possono non essere affrontate, pena l'insuccesso delle terapie". Lo ha detto Giuseppe Quintavalle, vicepresidente Fiaso, la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere, e direttore generale Asl Rm 1, oggi a Roma all'evento di presentazione dell'Intergruppo parlamentare One Brain, realizzato con il contributo non condizionante di Lundbeck Italia.
"Il ministro Schillaci ha fatto coordinare dal professor Siracusano un Tavolo sulla salute mentale a cui io partecipo come esperto – aggiunge Quintavalle – Questo tavolo" ministeriale "sta rivedendo l'approccio non solo culturale, ma anche pratico, per affrontare la salute mentale". Questo "è fondamentale perché, negli anni, c'è stata una disgiunzione tra quelle che erano le patologie di distretto e le patologie mentali. Oggi bisogna prendere il meglio da una parte e dall'altra e dare chiarezza di percorsi ai nostri pazienti. Sappiamo che dietro un paziente psichiatrico si cela una famiglia da formare, da reindirizzare e da supportare. La politica può fare moltissimo e io confido molto in questo intergruppo".
Quando si parla di "disturbi neurologici e psichiatrici è necessario immaginare un cambiamento radicale, che parta da una prevenzione allargata in ottica One Health – rimarca Quintavalle – E' indubbio che ambiente, clima, alimentazione e stili di vita, così come la dimensione relazionale, non possano essere slegati dal benessere fisico e mentale. E' necessario affrontare le fragilità fin dalle prime fasi della vita, senza alimentare lo stigma, ma sviluppando nel territorio luoghi come Case della comunità, Ospedali di comunità e reti di supporto. Il medico di medicina generale chiaramente svolge un ruolo chiave, di primo filtro e indirizzo verso gli specialisti. Dobbiamo sentirci tutti coinvolti – enti locali, sanità ed associazionismo – per assicurare una presa in cura vicina alle persone".