Quali sono le scelte di investimento più comuni degli italiani?

Cambiano le scelte di investimento degli italiani: secondo la relazione di Bankitalia sui dati dello scorso anno, si riduce la liquidità negli strumenti di deposito a vista  mentre cresce la percentuale di investimenti in Titoli di stato.

Cambiano le scelte di investimento degli italiani: secondo la relazione di Bankitalia sui dati dello scorso anno, si riduce la liquidità negli strumenti di deposito a vista mentre cresce la percentuale di investimenti in Titoli di stato.

Un rilevante cambiamento nell’asset allocation delle famiglie italiane, soprattutto nel breve periodo, come reazione all’impennata dei tassi di interesse e alla contrazione dei consumi.

In generale, i depositi calano di 50 mld circa e rappresentano il 25% circa della ricchezza finanziaria delle famiglie (27% nel 2022) per un ctv di 1,400 mld circa. Parallelamente cresce la percentuale investita in obbligazioni pubbliche che ora rappresenta il 5% circa del totale rispetto al 3% dell’anno precedente.

Il valore globale investito in titoli pubblici made in Italy si assesta intorno ai 27o mld. Calano leggermente, invece, le quote dei fondi comuni, le azioni e le partecipazioni.

Da notare che l’effetto performance sostiene la crescita del mercato del risparmio gestito italiano da inizio 2024. Chi investe in titoli pubblici sceglie prevalentemente le scadenze brevi o titoli con remunerazione che cresce nel tempo che a fine dello scorso anno rappresentavano il 12% e il 18% del totale dei titoli pubblici in possesso delle famiglie italiane.

La quota destinata alle emissioni con scadenza due e cinque anni resta il principale punto di riferimento. Chi invece dispone di una propensione medio-alta al rischio si ispira a percentuali diverse: 30% circa scadenze biennali, 20% quinquennali, il resto oltre i sette anni. Con una percentuale minima (15%) depositata in conto corrente in attesa di opportunità o di nuove emissioni, in attesa di sapere cosa farà la BCE.

Oltre all’acquisto mirato, i risparmiatori investono nel debito pubblico indirettamente sottoscrivendo prodotti del risparmio gestito.

Come i fondi monetari, strumento indispensabile per la gestione della liquidità, che investono in strumenti a breve termine, quali obbligazioni a tasso variabile, depositi a termine, obbligazioni garantite e pronti contro termine. Questi strumenti hanno scadenze residue brevi. I fondi monetari sono decisamente liquidi e sono utilizzati come diversificazione, come i depositi bancari tradizionali. Tra l’altro, i repentini rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali ha condotto alla ribalta un settore rimasto trascurato per parecchio tempo, soprattutto in Europa, dove i tassi sono rimasti a lungo negativi.

Ci sono poi prodotti assicurativi a capitale garantito che appartengono all’universo del risparmio gestito. Gli strumenti nei quali investono sono principalmente titoli di Stato, prodotti a rischio decisamente basso che offrono rendimenti comunque ridotti. I fondi pensione investono invece più della metà del loro patrimonio in titoli di stato: il 55,% circa del patrimonio investito dai fondi è composto da obbligazioni governative e altri titoli di debito mentre i titoli del debito pubblico italiano toccano il 15% circa.

Nel periodo preso in esame gli investimenti finanziari globali si sono ridotti avvicinandosi ai minimi di 6 anni fa a causa del calo del risparmio.