Un segnale forte di dissenso
Le recenti azioni dimostrative dei magistrati italiani hanno acceso un acceso dibattito sulla riforma della giustizia in corso nel Paese. Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, i membri dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) hanno scelto di esporre la Costituzione, un gesto simbolico che sottolinea la loro contrarietà alla riforma della separazione delle carriere, approvata in prima lettura dalla Camera. Questo atto di protesta ha avuto luogo in diverse città, tra cui Napoli, Milano, Firenze, Roma e Catania, evidenziando una mobilitazione nazionale senza precedenti.
Le modalità della protesta
A Napoli, i magistrati hanno esposto la Costituzione mentre risuonavano le note dell’inno di Mameli, un momento di grande intensità emotiva. A Milano, alcuni giudici e pubblici ministeri hanno manifestato all’ingresso del Palazzo di Giustizia, indossando la toga, simbolo della loro professione. Durante la cerimonia di inaugurazione, come indicato dall’ANM, i magistrati si alzeranno e lasceranno l’Aula magna quando il rappresentante del Governo prenderà la parola, un gesto che rappresenta un chiaro segnale di dissenso. Anche a Firenze, i magistrati abbandoneranno l’aula durante l’intervento politico, mentre a Roma e Catania sono stati esposti cartelli a difesa della Costituzione.
Le ragioni della protesta
La riforma della giustizia proposta dal Governo ha suscitato preoccupazioni tra i magistrati, che temono un indebolimento dell’indipendenza della magistratura e una compromissione dei diritti dei cittadini. La separazione delle carriere, in particolare, è vista come un passo indietro rispetto ai principi di equità e giustizia. I magistrati sostengono che tali cambiamenti potrebbero portare a una giustizia meno imparziale e a una maggiore politicizzazione del sistema giudiziario. La mobilitazione dei magistrati è quindi non solo una protesta contro una riforma specifica, ma un richiamo alla salvaguardia dei valori fondamentali della democrazia e dello Stato di diritto.