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Il contesto delle proteste
In un clima di crescente tensione, gli autisti delle vetture a noleggio con conducente (Ncc) si preparano a una mobilitazione senza precedenti. Venerdì 13 dicembre, è previsto uno sciopero che coinvolgerà treni, bus e metro, ma la vera attenzione è rivolta alle manifestazioni in dodici città italiane. Queste proteste sono dirette contro i decreti attuativi della riforma Salvini, che hanno suscitato forti critiche da parte degli operatori del settore.
Le ragioni della protesta
Al centro delle contestazioni c’è il decreto ministeriale introdotto lo scorso ottobre, che ha reso obbligatorio l’uso del foglio di servizio elettronico. Questa nuova normativa, che entrerà in vigore a gennaio, prevede misure che gli autisti considerano eccessive e dannose per la loro attività. Tra le novità più contestate vi è l’obbligo di un intervallo di 20 minuti tra un servizio e l’altro, oltre alla necessità di comunicare al ministero dei Trasporti informazioni dettagliate sui clienti e sui percorsi. Tali disposizioni sono percepite come un attacco diretto alla libertà operativa degli Ncc.
Le manifestazioni in corso
Le strade di città come Palermo e Firenze sono invase da decine di van e auto nere, simbolo della protesta degli autisti. A Palermo, i manifestanti si sono radunati davanti alla Prefettura, esponendo striscioni e chiedendo di essere ricevuti dal Prefetto. Francesco Artusa, presidente di “Sistema Trasporti”, ha sottolineato l’unità del settore, affermando che l’adesione allo sciopero è un chiaro segnale di disagio. Ha inoltre evidenziato come il governo stia creando ostacoli a un settore che conta almeno 35 mila veicoli, mettendo a rischio numerosi posti di lavoro.
Le preoccupazioni per il futuro
Le preoccupazioni degli autisti non si limitano solo alle nuove normative. Artusa ha messo in guardia contro il rischio di un aumento dell’abusivismo, che potrebbe prosperare in un contesto normativo sfavorevole per le imprese legittime. La paura è che i decreti possano spingere i conducenti a dover comunicare costantemente con il ministero, creando un clima di controllo e sorveglianza inaccettabile. Gli Ncc si sentono minacciati non solo nella loro attività, ma anche nella loro dignità professionale, con il rischio di un “dossieraggio” senza precedenti.