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Il proscioglimento di Matteo Renzi
Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio e leader di Italia Viva, è stato prosciolto dal gup di Firenze, Sara Farini, nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione Open. Questa fondazione era stata creata per sostenere le iniziative politiche di Renzi durante il suo mandato come segretario del Partito Democratico. Con lui, sono stati prosciolti anche altri nove indagati, tra cui Maria Elena Boschi, ex ministra e figura di spicco del Pd, e Luca Lotti, ex ministro dello Sport.
Le accuse e le contestazioni
Renzi, Boschi e Carrai erano accusati di finanziamento illecito ai partiti, ma le contestazioni non si fermavano qui. La procura aveva ipotizzato anche reati più gravi, come traffico di influenze, corruzione, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Secondo l’accusa, la fondazione Open avrebbe operato come una vera e propria articolazione di partito, in particolare della corrente del Pd legata a Renzi. Si stima che circa 3,5 milioni di euro siano stati ricevuti dalla fondazione in violazione delle normative sul finanziamento ai partiti.
Le reazioni e le conseguenze politiche
Il proscioglimento ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico italiano. Renzi ha sempre contestato le accuse, avviando una battaglia legale contro i pubblici ministeri coinvolti nell’inchiesta. L’udienza preliminare, che si è aperta oltre due anni fa, ha visto anche un ricorso alla Corte Costituzionale per conflitto di poteri. Oggi, il procuratore aggiunto Luca Turco, che ha guidato l’inchiesta insieme al pm Aldo Nastasi, si prepara a lasciare il suo incarico per pensionamento, segnando la fine di un capitolo controverso per la giustizia italiana.