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Processo Saman Abbas, emergono nuovi dettagli: la madre parla dopo mesi di silenzio

processo Saman Abbas

Condannata all'ergastolo per l'omicidio della figlia, la donna ha ricostruito gli eventi del 30 aprile 2021 e chiesto la sospensione dell'udienza.

Indossando un abito tradizionale e un velo blu scuro che le copriva il capo, Nazia Shaheen è apparsa oggi in tribunale a Bologna, accompagnata da un interprete. La sua testimonianza riguarda il processo di Appello per l’omicidio della figlia Saman Abbas, uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 a Novellara, il cui corpo è stato ritrovato sepolto vicino alla casa un anno e mezzo dopo.

La morte di Saman Abbas

Saman Abbas, 18 anni, è stata uccisa tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 a Novellara, in provincia di Reggio Emilia. La sua morte è stata il risultato di conflitti familiari legati alla sua volontà di vivere lontano dalle tradizioni imposte dalla sua famiglia. Si era rifiutata di sposare l’uomo scelto per lei e aveva cercato aiuto da amici e autorità per sfuggire a un matrimonio forzato.

Nel mese di aprile 2021, Saman tentò di fuggire definitivamente, ma fu tradita dai familiari. La notte del 30 aprile, mentre si trovava a casa, fu aggredita e uccisa. Il corpo fu sepolto a pochi chilometri da Novellara e ritrovato durante le indagini.

Per l’omicidio della ragazza di 18 anni, sono stati condannati all’ergastolo la madre e il padre, Shabbar Abbas. Lo zio, Danish Hasnain, è stato condannato a 14 anni di carcere, mentre i due cugini accusati di concorso nell’omicidio sono stati assolti.

Nuove rivelazioni nel processo Saman Abbas: la madre della vittima parla per la prima volta

Nazia Shaheen, madre di Saman Abbas, si dichiara innocente durante il processo d’appello presso la Corte di Assise di Bologna. La donna è stata condannata all’ergastolo per l’omicidio della figlia.

“Siamo usciti insieme, ho visto Saman che si stava incamminando molto velocemente. Poi l’ho vista sparire, dichiara la donna sulla sera della sparizione.

La madre di Saman ha raccontato che da quando sua figlia era rientrata dalla comunità, dormiva sempre con lei. Ha aggiunto che durante la notte, anche se a volte sentiva Saman muoversi, la pregava di non andarsene, poiché ciò le provocava attacchi di panico. Ha anche confessato di sentirsi sotto pressione e di essere affetta da depressione.

“Inizio dalla mattina del 30 aprile quando mi sono svegliata e ho fatto le faccende. Saman ha fatto colazione con il fratello. Quello stesso giorno lei ha espresso la voglia di fare il colore ai capelli, suo padre le ha portato la tinta e lei è andata in bagno a farsela. Dopo che ha fatto la doccia, è uscita, si è vestita, si è truccata e mi ha chiesto come stesse, mi ha chiesto di baciarla e l’ho baciata sulle mani, sulla guancia. Poi è andata in camera di Shabbar e ha chiesto ad Ali di fare delle foto con il papà, perché stava per andare in comunità”, racconta la donna sull’ultima giornata in vita di Saman.

La donna ha raccontato che, dopo essere scesi al piano di sotto, Saman stava giocando con il fratello mentre lei preparava da mangiare. Shabbar aveva scherzato con lei, dicendole che il digiuno era ormai finito e che doveva andare a mangiare. Quando la donna si era ripresa, Saman, vedendola piangere, le aveva chiesto il motivo e lei le aveva risposto di non andare. Poi erano saliti tutti e quattro al piano di sopra; Shabbar era andato nella loro stanza, mentre lei, Ali e Saman erano entrati nella stanza di Saman e del fratello. La madre ha continuato a dire che Saman le aveva detto che quella sera sarebbe andata via, ma lei le aveva chiesto di non parlarne, perché ogni volta che lo faceva, si sentiva male solo a sentirlo.

A differenza di quanto affermato dal suo altro figlio minore, la madre ha spiegato che non ci fu nessun litigio, ma una discussione con il padre che le diceva di non andarsene. Entrambi le avevano detto che sarebbero stati disposti a giurare sul Corano, a condizione che rimanesse.

Nazia Shaheen ha raccontato che Saman e Ali erano già a conoscenza della partenza programmata, sua e del marito, che risaliva a prima che sua figlia rientrasse dalla comunità. La donna ha aggiunto che era stata lei a voler andare in Pakistan perché stava molto male, e che Shabbar l’avrebbe riaccompagnata, con l’intenzione di tornare in Italia una settimana dopo.

“Dopo un paio di settimane che eravamo in Pakistan, ci hanno detto che Saman non si trovava più. Un ragazzo, un vicino di casa, mi aveva detto che su Internet aveva letto che era morta, ma gli ho risposto che non ne sapevo nulla. Quando Shabbar è rientrato, gli ho domandato se fosse vero, e lui ha detto di sì, che lo aveva saputo ma che non mi aveva detto nulla perché stavo molto male”.

Nazia Shaheen ha dichiarato di essere stata lei a insistere per rientrare in Italia, aggiungendo che voleva chiedere al presidente se i genitori avessero un diritto inferiore rispetto alla comunità che prima li aveva allontanati dalla figlia e che ora non le permetteva nemmeno di vedere suo figlio.

Anche il padre di Saman, Shabbar Abbas, ha confermato la stessa versione. Come sua moglie Nazia, ha insistito sul fatto che non sono stati loro ad uccidere la figlia.