Ali Heider, fratello di Saman Abbas, aveva 16 anni al momento del delitto, e durante il processo d’appello per la morte della 18enne, uccisa a Novellara nell’aprile 2021, ha risposto alle domande del procuratore generale in aula.
La morte di Saman Abbas
Saman, una ragazza pakistana di 18 anni, è stata uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021, a Novellara, un piccolo comune in provincia di Reggio Emilia. La sua morte è stata il culmine di una serie di conflitti familiari legati alla sua volontà di vivere in modo indipendente dalla cultura tradizionale imposta dalla sua famiglia.
La giovane si era rifiutata di sposare l’uomo che le era stato imposto dalla sua famiglia e aveva cercato di sfuggire alla sua situazione, chiedendo aiuto a parenti e amici. Era anche stata in contatto con le autorità per denunciare il rischio di una forzata unione matrimoniale.
Nel mese di aprile 2021, Saman aveva cercato di scappare definitivamente dalla sua famiglia, ma purtroppo fu tradita da alcuni membri della sua stessa famiglia. La notte del 30 aprile 2021, mentre si trovava a casa dei genitori, fu aggredita e uccisa. Il suo corpo fu sepolto in un campo a pochi chilometri da Novellara, in una buca che, successivamente, è stata trovata durante le indagini.
I genitori di Saman Abbas sono stati arrestati e processati con l’accusa di aver orchestrato il suo omicidio, ritenuto un delitto d’onore. Secondo le indagini, la ragazza è stata uccisa con la complicità dello zio Danish Hasnain, considerato l’esecutore materiale del delitto.
Processo Saman Abbas, il fratello rivela chi ha scavato la buca
“Prima ero traumatizzato e non avevo la forza di parlare: avevo paura, tutti mi dicevano di non parlare. Poi, però, pian piano ho iniziato a dire tutte le cose, ho deciso di parlare per la giustizia”.
Sono le dichiarazioni rilasciate dal fratello di Saman Abbas durante la sua testimonianza davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Bologna, dove è in corso il per l’omicidio della giovane. In aula, come nelle precedenti udienze, sono presenti i cinque imputati: i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, condannati all’ergastolo in primo grado, lo zio Danish Hasnain, che ha ricevuto una condanna a 14 anni, e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, assolti nel primo grado di giudizio.
Quando la rappresentante dell’accusa gli ha chiesto chi avesse scavato la buca, ha indicato lo zio Danish e i cugini Ikram e Nomanhulaq come responsabili.
Alla domanda del presidente della Corte d’Assise e d’Appello, Pasquale Domenico Stigliano, su come fosse a conoscenza di questi dettagli, il giovane ha raccontato che un giorno si era recato con lo zio Danish davanti al negozio di Bartoli, il titolare dell’azienda agricola dove lavoravano i familiari di Saman. In quel momento erano presenti anche i cugini e, poco dopo, lo zio lo aveva mandato a casa, spiegandogli che loro tre dovevano svolgere un lavoro extra richiesto dalla moglie del titolare, che consisteva nella pulizia dei tubi.
“Ho chiesto diverse volte ai cugini Ikram e Nomanhulaq e allo zio Danish dov’era mia sorella, ma ogni volta che iniziavo a piangere mi dicevano di stare zitto. Finché una volta mi hanno risposto che non me lo potevano dire, ma che non mi dovevo preoccupare perché là dov’era stava bene, che era in paradiso“.