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Processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin: Filippo Turetta in aula
Filippo Turetta è tornato oggi nell’aula della Corte d’Assise di Venezia, dove è stato interrogato come imputato nel processo per l’omicidio della sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin.
Questa è la prima volta che Turetta esce dal carcere, dove è detenuto da un anno, dopo il suo arresto avvenuto in Germania. Scortato dalla polizia penitenziaria, Turetta si è presentato in aula indossando pantaloni neri e una felpa grigia con cappuccio, portando con sé una cartellina contenente documenti.
Il racconto di Turetta
Durante l’udienza, Turetta ha risposto alle domande del pubblico ministero Andrea Petroni, rivelando pensieri confusi e tormentati. “Ho pensato di rapirla, e anche di toglierle la vita, ero confuso, io volevo stare ancora assieme a lei”, ha dichiarato l’imputato.
La sua testimonianza ha messo in luce un periodo di grande difficoltà emotiva, in cui ha confessato di aver pianificato un’azione drammatica per riconquistare Giulia.
Dettagli del processo
Il pm ha chiesto a Turetta quando avesse iniziato a scrivere appunti sui suoi progetti. “Ho iniziato a farlo il 7 novembre”, ha risposto, sottolineando che l’omicidio di Giulia è avvenuto solo tre giorni dopo, l’11 novembre. Turetta ha spiegato di aver redatto una memoria di circa 40 pagine, cercando di ricostruire gli eventi e di mettere ordine nei suoi pensieri.
Il suo avvocato, Giovanni Caruso, ha confermato che il documento è stato scritto con calma, per cercare di chiarire la sua versione dei fatti.
La reazione dell’avvocato
All’arrivo in aula, l’avvocato Caruso ha descritto Turetta come “un coniglio bagnato”, evidenziando lo stato emotivo dell’imputato. La tensione in aula era palpabile, con la presenza del padre di Giulia, Gino Cecchettin, tra le parti civili. La testimonianza di Turetta e le sue dichiarazioni hanno suscitato un forte interesse mediatico e un acceso dibattito nell’opinione pubblica, che attende con ansia l’esito del processo.