Nazia Shaheen, madre di Saman Abbas condannata all’ergastolo in primo grado, è arrivata in tribunale. Estradata in Italia ad agosto, oggi affronterà il processo d’Appello in Corte d’Assise a Bologna insieme al marito Shabbar e al cognato Danish per l’omicidio della 18enne pakistana, uccisa a Novellara tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021.
Processo d’Appello per la morte di Saman Abbas: genitori e zio in Aula
È iniziato a Bologna il processo d’appello per l’omicidio di Saman Abbas. In aula i genitori della giovane, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, condannati all’ergastolo in primo grado, e lo zio Danish Hasnain, che ha ricevuto 14 anni. A processo anche i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, assolti in primo grado ma per cui la Procura ha presentato appello.
I genitori sono ritenuti i mandanti del delitto. L’accusa punta a dimostrare la premeditazione del delitto, i futili motivi e il coinvolgimento dell’intera famiglia.
“Non si sono più visti né sentiti. Quando è arrivata in Italia, sia noi che il difensore della mamma di Saman abbiamo fatto istanza scritta alla Corte d’Assise d’Appello per chiedere l’autorizzazione perché potessero incontrarsi o quanto meno chiamarsi o videochiamarsi, ma l’hanno respinta”, ha spiegato all’Adnkronos il legale di Shabbar, l’avvocato Sheila Foti, riferendosi al suo assistito e alla moglie.
Shabbar Abbas ha detto al suo avvocato di non avere alcun coinvolgimento nella morte di sua figlia. Il legale ha ribadito che il suo assistito è un uomo distrutto, non mosso dalla vendetta ma dalla ricerca della verità sulla morte della giovane, sostenendo con fermezza la sua estraneità ai fatti. In questa nuova fase processuale è stata richiesta una perizia per confrontare l’oggetto che Shabbar Abbas teneva in mano mentre le telecamere di sorveglianza lo riprendevano al rientro dopo l’uscita di Saman da casa.
La posizione della madre di Saman Abbas
Per la prima volta in aula è presente Nazia Shaheen, madre di Saman Abbas. Se Shabbar Abbas ha già reso dichiarazioni, la vera novità è la partecipazione di Nazia, la cui assenza nel dibattimento di primo grado rende la sua presenza un elemento inedito e potenzialmente rilevante per il processo.
Ripresa dalle telecamere sulla scena del crimine insieme al marito e al cognato, fuggì in Pakistan, restando latitante fino al rientro in Italia lo scorso agosto. Se deciderà di parlare, le sue dichiarazioni potrebbero rivelarsi cruciali per il processo.
“Lo zio Danish è l’unico imputato a trovarsi in una posizione ambivalente. Ha proposto appello chiedendo l’assoluzione e subisce anche l’appello della Procura che chiede di riapplicarsi le aggravanti disapplicate su mia richiesta in primo grado. Se fosse una partita di calcio si direbbe zero a zero, palla al centro, perché può succedere di tutto, da assoluzione fino all’ergastolo”, ha sottolineato l’avvocato Liborio Cataliotti che assiste Danish Hasnain.