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La decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione ha preso una decisione cruciale riguardo al procedimento che coinvolge la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, e altri due imputati, accusati di truffa ai danni dell’Inps. La Corte ha stabilito che il caso deve rimanere a Milano, confermando la competenza territoriale del capoluogo lombardo. Questa decisione è stata accolta con interesse, poiché il procedimento è legato a un’inchiesta più ampia su Visibilia, la società fondata dalla ministra.
Prossimi passi nel procedimento
L’udienza preliminare riprenderà il 26 marzo, con la possibilità di una conclusione entro maggio. La situazione si complica ulteriormente poiché la giudice Tiziana Gueli, attualmente assegnataria del caso, assumerà un nuovo incarico come giudice del dibattimento. Questo potrebbe portare a un nuovo gup, ma la Procura ribadirà sicuramente la sua richiesta di rinvio a giudizio per la senatrice di Fratelli d’Italia. Con tre imputati coinvolti, si prevede che il procedimento possa risolversi in un numero limitato di udienze, nonostante le complicazioni legate al lungo ponte di aprile.
Le accuse contro Santanchè
Le accuse mosse contro Daniela Santanchè e gli altri imputati sono gravi. Secondo l’accusa, i tre avrebbero richiesto e ottenuto indebitamente la cassa integrazione per 13 dipendenti, per un totale di oltre 126mila euro, dichiarando falsamente che i dipendenti fossero in cassa “a zero ore” mentre in realtà stavano lavorando in smart working. Questa condotta, se confermata, rappresenterebbe una violazione significativa delle norme relative alla cassa integrazione, pensate per sostenere le imprese colpite dalla pandemia di Covid-19. La difesa, rappresentata dall’avvocato Nicolò Pelanda, ha espresso indignazione per la gestione della comunicazione riguardante il caso, sottolineando la mancanza di rispetto nei confronti degli avvocati coinvolti.