Roma, 28 gen. (Adnkronos) – "Hanno fatto condoni, le entrate sono diminuite e quindi cosa hanno pensato? Vendiamoci un po' di beni, vendiamoci un po' di imprese pubbliche. I nostri Comuni come sono fatti? I Comuni piccoli, medi, quelli della montagna, ma anche quelli della riviera: una piazza, una caserma dei carabinieri, una farmacia, una scuola, un ufficio postale. Quando chiude una di queste realtà chiude un pezzo di paese, un piccolo lutto. Quando chiudono tutte il paese non c'è più. Cosa si decide di fare oggi? Di vendere le Poste". Lo dice il deputato Pd ed ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in un video pubblicato sui social.
"Se seguissero solo logiche finanziarie sarebbero in molti meno comuni, la Meloni ce lo spiegava – ricorda Orlando – ce lo spiegava quando si era soltanto ipotizzata una vendita: aveva detto "mai la vendita delle Poste". Perché? Appunto per questo: le Poste sono un servizio essenziale, uno strumento attraverso il quale si raccolgono risparmi. Molti anziani continuano a tenere i soldi sul libretto postale e quei soldi vengono utilizzati poi da Cassa Depositi e Prestiti per investimenti pubblici, per sostenere cambiamenti industriali e infine le Poste si erano messe a operare in settori molto interessanti, la finanza, la logistica. E ora in quei settori ci sono altri soggetti che vogliono diventare più grandi, soggetti privati. La Meloni si dimentica di quello che aveva sostenuto qualche anno fa e oggi incominciano a discutere della vendita di Poste. Ieri avevano detto "non scenderemo mai sotto il 50%", poi il ministro dell'Economia ha detto "non scenderemo sotto il 35%". Progressivamente stanno mettendo in conto la dismissione di questo grande asset nazionale. Richiamano sempre la patria e oggi – conclude l'esponente dem – stanno iniziando a vendere la patria. Noi pensiamo che la patria non si vende".