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POLG, la malattia genetica rara: ecco chi ha strappato alla vita

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POLG, la malattia rara che non lascia scampo: chi ha portato via

La sindrome di Alpers-Huttenlocher è una malattia genetica rara, un disturbo mitocondriale causato da mutazioni nel gene Polg. Si tratta di una patologia neurodegenerativa il cui esordio, infantile o adolescenziale, consente uno sviluppo iniziale nella norma e il quadro clinico è molto variabile. L’età in cui la patologia comincia a manifestarsi dipende da caso a caso e potrebbe manifestarsi anche intorno ai 30 anni.

Cos’è la POLG, malattia rara

Principalmente causata da mutazioni nel gene nucleare POLG, da cui deriva il nome che comunemente viene usato per indicarla, è responsabile della replicazione del DNA mitocondriale, presente in numerose copie all’interno di organelli chiamati mitocondri. La malattia è responsabile di una graduale regressione dello sviluppo neurologico con crisi epilettiche solitamente refrattarie al trattamento, insufficienza epatica, ipotonia e ritardo dello sviluppo. Chi è colpito da questa rara patologia, presenta livelli fortemente ridotti del DNA mitocondriale, soprattutto nel tessuto muscolare, nel sistema nervoso e nel fegato. Per poterla diagnosticare occorrono analisi di laboratorio. A quel punto, le analisi biochimiche mostreranno poi i deficit a livello di fegato e muscoli e della catena respiratoria mitocondriale, un sistema fondamentale per la produzione di energia nel mitocondrio. La diagnosi definitiva si conferma con un’analisi genetica che mostra la presenza di mutazioni su entrambe le copie geniche di POLG.

I sintomi

I sintomi della malattia sono essenzialmente crisi epilettiche, epilessia parziale continua ed epilessia mioclonica multifocale. All’inizio le crisi epilettiche rispondono al trattamento, ma con il tempo non risultano più essere trattabili. Ci sono poi cefalee, disturbi visivi e del movimento. Inoltre, la perdita della funzione cognitiva progredisce in modo diverso a seconda dei casi, manifestandosi con sonnolenza, irritabilità, perdita della concentrazione, deterioramento delle competenze linguistiche e deficit della memoria. Si arriva anche alla perdita completa della vista. In alcuni pazienti la malattia compromette anche il tratto gastrointestinale con difficoltà nella deglutizione e dismotilità intestinale. In alcuni bambini, l’epatopatia, ovvero i disturbi plurimi a carico del fegato, è segno d’esordio.

La terapia

Per quanto riguarda la terapia, non ci sono cure per l’AHSSi tratta quindi di trattamenti palliativi. Vengono somministrati in genere anticonvulsivanti per le crisi epilettiche, anche se non sempre apportano benefici. Si prescrivono anche terapie occupazionali, fisioterapia e logopedia, per supportare la funzione neurologica in via di degenerazione. All’avanzare della malattia, potrebbe rendersi necessaria la tracheotomia o la ventilazione artificiale e il posizionamento di un sondino gastrico. In caso il paziente si trovi in età post-infantile, può essere considerato il trapianto di fegato per il trattamento dell’insufficienza epatica, sebbene sia fortemente sconsigliato dato che è causa di altre degenerazioni a livello di ulteriori organi. L’aspettativa di vita varia dai 3 mesi ai 12 anni dopo la diagnosi, con alcuni casi che raggiungono i 15 anni e l’incidenza alla nascita è tra 1/100.000 e 1/250.000.

Chi ha portato alla morte la POLG, malattia genetica rara

La malattia ha portato alla morte il principe Federico di Lussemburgo all’età di 22 anni. Il giovane reale ha ricevuto la diagnosi a 14 anni e ha affrontato le conseguenze della malattia, convivendo con la sofferenza per ben 8 anni.