La Pixar sta attraversando un periodo di crisi, segnato da una serie di licenziamenti che ridurranno del 14% la sua forza lavoro.
Un totale di circa 175 persone rischiano di perdere il proprio impiego. I tempi d’oro di successi come “Toy Story” e “Up”, che portarono la Pixar ai vertici del cinema d’animazione, sembrano ormai lontani.
Pixar, la crisi dell’azienda: a rischio il 14% dei dipendenti
Il precedente CEO, Bob Chapek, aveva puntato molto sulla piattaforma Disney+, assumendo personale aggiuntivo per creare serie tv originali. Tuttavia, dopo le difficoltà causate dalla pandemia di Covid-19, la Pixar ha faticato a riprendersi e a produrre nuovi successi.
Questo ha portato a un ridimensionamento dei piani per Disney+, con l’arrivo del nuovo CEO, Bob Iger, la strategia aziendale è cambiata. Iger ha deciso di concentrare gli sforzi produttivi esclusivamente sui lungometraggi destinati alle sale cinematografiche, che successivamente saranno disponibili su Disney+. Di conseguenza, è stato posto un freno alla produzione di serie tv originali per la piattaforma di streaming.
La crisi di Pixar: a rischio il 14% dei dipendenti
L’unica eccezione sarà “Win or Lose”, una serie basata su una squadra di softball, che uscirà quest’anno. Questo cambio di rotta rappresenta un tentativo di ritrovare il successo attraverso i film, il formato che ha reso celebre la Pixar.
La decisione di ridurre il personale e riorganizzare le priorità produttive riflette le sfide attuali che la Pixar sta affrontando nel mercato competitivo dell’intrattenimento. Con un ritorno alle radici cinematografiche, l’azienda spera di recuperare lo smalto perduto e riaffermarsi come leader nell’industria dell’animazione.