Pierluigi Battista: 'L'evento sostiene Hamas' - L'intervista

La manifestazione a Roma: una visione critica su Hamas e il conflitto israelo-palestinese

Secondo Pierluigi Battista, la manifestazione svoltasi a Roma e che ha visto la partecipazione di circa cinquemila persone, è “chiaramente a favore di Hamas e non della Palestina”.

In un’intervista all’ANSA, Battista ha sottolineato che il 7 ottobre 2023 è considerato un simbolo di resistenza, e non si tratta di una manifestazione a sostegno dello Stato palestinese, ma piuttosto contro l’esistenza dello Stato d’Israele.

“Parlare di territori occupati è fuorviante,” ha aggiunto. “Si può dialogare criticando le decisioni del governo israeliano, ma la vera domanda è: accetti l’autorità dello Stato d’Israele? Si può dissentire dal governo Meloni, ma l’Italia deve avere un posto nel mondo o no? C’è una confusione notevole, direi anche ignoranza,” ha osservato Battista, che recentemente ha pubblicato ‘La nuova caccia all’ebreo’ (LiberiLibri), dove esplora la crescente intersezione tra antisemitismo e antisionismo.

Battista ha anche messo in luce l’alleanza fra Iran, Hezbollah e Houthi in Yemen, evidenziando che condividono una visione di guerra santa. Ha espresso il suo disappunto nei confronti di chi, come le donne di Non Una di Meno, manifesta a favore di un Paese dove le donne che rifiutano di indossare il velo sono perseguitate, e dove molti palestinesi LGBTQ+ cercano asilo in Israele. “Come si può supportare tali gruppi?” si è chiesto.

“Chi ha dato origine a questa guerra? Perché non si chiede un cessate il fuoco a Hamas? Le guerre sono sempre inaccettabili,” ha concluso. Secondo lui, Israele non ha alcun modo per agire positivamente, poiché la sua legittimità viene negata, e la situazione è alimentata da un’opinione pubblica sempre più radicale.

Secondo Battista, la cronaca è piena di atrocità, ma distingue il genocidio come un atto finalizzato all’annientamento sistematico di una popolazione.

Cita il caso di Anna Frank, costretta a nascondersi per sfuggire a cacciatori armati. Esclude l’idea di un piano di sterminio nei confronti dei palestinesi, riconoscendo la presenza di violenza ma non di genocidio. Accusa di utilizzare la terminologia del genocidio per ribaltare le responsabilità storiche, dove i protagonisti del passato diventano le vittime di oggi. Riguardo a Sudan, menziona un numero elevato di vittime, ponendo domande sui bambini coinvolti e denunciando l’appropriazione del concetto di crudeltà da parte della comunità ebraica.

Battista critica la situazione nelle università, dove sostiene che gli studenti ebrei siano esclusi. Si chiede quale attinenza ci sia tra la crisi a Gaza e gli attacchi alle sinagoghe in Europa e osserva che l’antisemitismo è diventato più evidente. Fa riferimento alle critiche rivolte a Liliana Segre nel Giorno della Memoria e lamenta l’assenza di dichiarazioni da parte del Partito Democratico (Pd) in risposta a questi eventi.

A proposito della manifestazione in corso a Roma, la definisce un fallimento, enfatizzando che solo 5.000 persone su 60 milioni siano presenti.

Sostiene la libertà di espressione, ma afferma di avere il diritto di giudicare negativamente chi manifesta, definendoli antisemiti. Riterrebbe che reclamare un massacro sia inaccettabile e che le affermazioni avanzate siano infondate. Critica il modo in cui i media e i social propongano figure come Netanyahu come criminali.

Ciò che preoccupa Battista è un Occidente che sembra affrontare una crisi autodistruttiva, notando la rottura di un tabù riguardante la Shoah nei confronti di una cultura democratica che rimane silenziosa.

Propone la soluzione di due Stati per due popoli come risposta al conflitto attuale.

“Se non condividi questo concetto e Hamas non lo condivide, non puoi posizionarti a favore di Hamas,” afferma in modo chiaro.