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Il primo caso recente di peste suina africana in Italia è stato segnalato a Zeri, in provincia di Massa-Carrara.
Individuato primo di peste suina africana
La scoperta è avvenuta ieri, quando un cinghiale morto è stato trovato in una zona già considerata ad alto rischio, classificata come area di sorveglianza 2. La Regione Toscana ha comunicato l’accaduto attraverso un comunicato. Le autorità competenti hanno immediatamente attivato le procedure previste dalla legge, effettuando analisi sulla carcassa dell’animale. I risultati del laboratorio hanno confermato la presenza del virus.
Attivate le misure preventive
La Regione e l’Azienda Usl Toscana Nord Ovest avevano già predisposto misure preventive, considerata la diffusione dell’infezione nelle regioni limitrofe. Per contenere la diffusione del virus e ridurre l’impatto economico, il Comune di Zeri ha avviato una collaborazione con i cacciatori locali. Il ministero della Salute e il commissario straordinario per la peste suina sono stati tempestivamente informati della situazione. Gli assessorati regionali al Diritto alla Salute e all’Agricoltura stanno monitorando attentamente l’evoluzione del caso, rassicurando la popolazione sul fatto che la malattia non sia trasmissibile all’uomo, ma colpisca esclusivamente suini selvatici e domestici.
I rischi di un’epidemia
La peste suina africana (PSA) è una patologia virale altamente contagiosa. Sebbene non rappresenti un pericolo per gli esseri umani, può avere gravi conseguenze per l’allevamento suinicolo e per l’economia regionale. Una eventuale epidemia su scala nazionale potrebbe causare danni economici significativi, richiedendo l’abbattimento di tutti gli animali infetti e il blocco del commercio di suini vivi provenienti dalle aree colpite.