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Il pesce scorpione è una specie velenosa originaria del Mar Rosso: negli ultimi giorni l’Ispra ha diramato un comunicato in cui ha affermato che sono stati avvistati due esemplari nelle acque del Mediterraneo. L’allerta è alta perché i rischi per l’uomo sono molti e pericolosi.
Due esemplari di pesce scorpione nel Mediterraneo
Dopo il granchio blu, c’è anche il pesce scorpione nella lista nera delle 221 nuove specie che stanno colonizzando il Mar Mediterraneo. Gli esperti sostengono che, oltre ai rischi sulla salute dell’uomo, potrà avvenire un cambiamento negativo biodiversità marina costiera a causa della sua attività di predatore.
Uno dei due esemplari, avvistati nelle acque della Calabria, è stato catturato da pescatori professionisti pochi giorni fa nel mare di Le Castella, in provincia di Crotone, a circa 24 metri di profondità. L’altro esemplare, invece, è stato avvistato durante un’immersione lungo le coste di Marina di Gioiosa Ionica il 25 giugno, a 12 metri di profondità.
Il pesce scorpione e i rischi per l’uomo
Originario del Mar Rosso è presente anche nell’Oceano Indiano e Pacifico e, dagli anni ‘90 anche in Florida. Con il tempo ha saputo invadere anche tutto il Mar dei Caraibi e gran parte delle coste Atlantiche occidentali. Ora gli avvistamenti nel Mediterraneo, in Italia, così come in Grecia e Croazia, destano molta preoccupazione.
Il pesce scorpione rappresenta un rischio per la salute umana a causa delle spine velenose collocate in corrispondenza delle pinne dorsali, anali e pelviche e che restano velenose anche dopo 24/48 ore dalla morte del pesce.
Una puntura di pesce scorpione può provocare forti dolori con conseguenti sintomi di nausea, vomito, febbre, convulsioni, difficoltà respiratoria e diarrea. Nei casi più gravi, può portare a necrosi locale e alla perdita della sensibilità per diversi giorni.
Il consiglio degli esperti in caso di una puntura di pesce scorpione
In caso di puntura bisogna rimuovere le spine e disinfettare, avendo cura di immergere la parte colpita in acqua molto calda. In questo modo si romperà la struttura proteica della tossina riducendo il dolore.