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Omicidio Laura Ziliani: perché le figlie Silvia e Paola hanno confessato ma senza pentirsi

Laura Ziliani

Un rancore alimentato dal mancato godimento del patrimonio materno e il delitto: perché le figlie di Laura Ziliani hanno confessato ma senza pentirsi?

Il ritrovamento del corpo di Laura Ziliani avvenne esattamente un anno fa, l’8 agosto del 2021 e sul perché le figlie indagate con un uomo per quel terribile crimine abbiano confessato ma senza pentirsi appare evidente anche se non provato. Ziliani scomparve da Temù a maggio e dopo indagini laboriose e ircerche in un contesto familiare che si scoprì essere fatto di rancori e livore vennero arrestate le due figlie della facoltosa vittima, Silvia e Paola, assieme a Mirto Milani, uomo totem di una sessualità vissuta con entrambe, fidanzato della prima ed amante della seconda.

Perché le figlie di Laura Ziliani hanno confessato

La confessione del delitto era avvenuta nell’imminenza dell’udienza preliminare dopo mesi di assoluto silenzio e nessuna collaborazione con gli inquirenti. La spiegazione del pentimento a questo punto starebbe in piedi ma, come sottolineato da Fanpage, basta dare un’occhiata a contesto del delitto e procedura su cui l’asseverazione dei suoi responsabili è incardinata per capire che il pentimento con la decisione dei tre indagati c’entra poco. Laura Ziliani sarebbe stata ammazzata perché destinataria di una rabbia cieca delle figlie strategicamente fomentata dalla figura di Milani. Si, ma il cardine di questa “strategia emotiva”? Il denaro: la Ziliani ne aveva tanto e nell’ottica dei suoi assassini difettava di quella prodigalità unidirezionale che avrebbe fatto loro ricchi e lei una madre esemplare. E un ulteriore incentivo è stato dato alla spinta omicida dal vissuto delle due attrici del crimine, Silvia senza lavoro per scelta e Paola svogliata studentessa universitaria.

Un patto di omertà rotto dalla paura

Da un lato dunque l’esigenza delle due di soddisfare senza impegno personale bisogni economici massivi, dall’altro il “sogno” di Mirto di mettere la mani su un patrimonio usando “due” grimaldelli, dato il suo ascendente sessuale su entrambe le sorelle. Laura gestiva gli affitti di numerosi e redditizi immobili e pare che avesse messo in spunta privilegiata della sua eredità la sorella Lucia. Ma allora perché i tre hanno confessato sia pur a fronte di una rabbia così forte da portarli ad orchestrare ed eseguire un omicidio? Semplice ed agghiacciante: perché il patto si omertà stabilito il 24 settembre, giorno del loro arresto, si è sciolto quando i tre hanno capito che l’alternativa ad una pur minima volontà asseverata in fascicolo di collaborazione era l’ergastolo. I colloqui con gli avvocati e il tempo in carcere fanno di questi miracoli.