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Per Hjorth, i giudici affermano che è impossibile identificare la partecipazione nell'omicidio del carabiniere.

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La Corte d'Assise di Appello di Roma ha stabilito che non ci sono prove sufficienti per accusare Natale Hjorth di omicidio volontario, nemmeno secondo il principio del dolo eventuale, nel caso dell'omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, avvenuto nel 2019. Dopo una revisione della Cassazione, le pene per Hjorth e l'altro coinvolto, Elder Finnegan Lee, sono state ridotte a 11 anni e quattro mesi, e 15 anni e due mesi, rispettivamente. Secondo i giudici, non esistono prove di un'intenzione dolosa di Hjorth, e Lee non era consapevole che le vittime fossero carabinieri, motivo per cui l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale è stata annullata.

Secondo le risultanze, le prove non permettono di imputare a Natale Hjorth un reato di omicidio volontario, neanche secondo il principio del dolo eventuale. Questo è il verdetto espresso dai giudici della Corte d’assise di appello di Roma. Le ragioni di questa decisione sono state espresse lo scorso luglio, quando dopo la revisione da parte della Cassazione, le pene di Elder Finnegan Lee e Gabriel Natale Hjorth sono state ridotte rispettivamente a 15 anni e due mesi e 11 anni e quattro mesi. Lee e Hjorth, cittadini americani, sono stati coinvolti nell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, un evento accaduto nel luglio del 2019. La Corte afferma che mancano le prove del dolo, in particolare rispetto al comportamento improvviso ed inaspettato di Elder verso il vicebrigadiere Cerciello, che ha inflitto ben 11 colpi con un coltello mortale che portava con sé. Secondo i giudici di appello, le prove non supportano l’ipotesi di un’intenzione dolosa di Hjorth, né un suo consenso alla morte di Cerciello Rega come conseguenza del suo comportamento illecito. Riguardo Elder, le motivazioni indicano che l’accusato non era minimamente consapevole che Cerciello Rega e Varriale fossero membri dell’Arma dei Carabinieri, motivo per il quale l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale è stata annullata.