Varsavia, 24 feb. (askanews) – Quasi 900mila ucraini si sono rifugiati in Polonia dall’inizio dell’invasione russa. Tra loro c’è Olena Kochoulko che vive in una stanza di un centro d’accoglienza vicino a Varsavia con i suoi due figli, Veronika, di 12 anni, e Oleksandr, di 18, disabile, che ha bisogno di assistenza e cure costanti. La Polonia sta pensando di tagliare i sussidi per alcuni rifugiati ucraini e per lei, come per altri, si prospetta un nuovo incubo. Rischia di perdere l’assegno mensile di circa 190 euro che spetta ai genitori di figli di età inferiore ai 18 anni. Le autorità polacche stanno pensando di riservare questo sussidio solo agli ucraini che lavorano nel Paese.
“Non potrei vivere qui da sola con i miei figli perché non posso permettermi di pagare. Non posso lavorare perché mio figlio soffre di una malattia che richiede l’attenzione costante di qualcuno. Non c’è altra soluzione” racconta, spiegando che riesce a sopravvivere solo grazie al sussidio e alle fondazioni benefiche che aiutano gli ucraini in Polonia, tramite cui è riuscita ad acquistare una sedia a rotelle per il figlio.
“Tutti questi soldi, essendo destinati al bambino, vanno al bambino. Se non ricevo più l’assegno, non so come faremo a vivere”.
La Polonia, alleata di Kiev, ha sempre sostenuto la necessità di maggiori aiuti militari all’Ucraina, ma proprio mentre ricorrono i tre anni dall’invasione russa, ha annunciato che intende ridurre gli aiuti ad alcuni rifugiati. A maggio si terranno le presidenziali e i centristi al governo stanno affrontando un’impennata dell’estrema destra. Lo stesso Rafal Trzaskowski, stretto collaboratore del premier Donald Tusk e favorito alle elezioni, ha dichiarato il mese scorso che gli assegni familiari dovrebbero essere limitati agli ucraini che “lavorano, vivono e pagano le tasse in Polonia”, tagliando di fatto fuori chi come Olena non può permettersi di lavorare e lasciare solo suo figlio.
Gli ucraini che non lavorano sono “disabili, bambini disabili o genitori di bambini disabili. Sono donne che non possono lavorare perché devono occuparsi sempre dei figli” spiega Myroslava Keryk, responsabile di “Our Choice”, la più grande ong ucraina in Polonia.
“L’erario polacco sta attualmente beneficiando della presenza di rifugiati ucraini. Dobbiamo anche tenere conto degli immigrati ucraini che lavorano e pagano le tasse. E va anche detto che sarebbe molto dannoso per i datori di lavoro se gli ucraini se ne andassero tutti. O, come chiedono alcuni politici, se gli stranieri venissero espulsi, perché anche loro lanciano slogan di questo tipo” aggiunge.
Secondo un recente sondaggio dell’Istituto Ibris, l’88% dei polacchi è favorevole al taglio dei sussidi. Anche il premier Donald Tusk, che ha promesso che il governo esaminerà la proposta “con urgenza”, come i suoi principali avversari del partito Diritto e Giustizia (PiS). Secondo il Ministero degli Affari Sociali, circa l’80% degli ucraini in Polonia lavora o cerca attivamente lavoro, ma non per tutti è possibile.