La fama di questo gastronomo ante litteram supera spazio e tempo e tutti voi, appassionati di cucina, lo conosceranno.
La fama di Pellegrino Artusi si deve a quello che oggi sarebbe chiamato il suo best seller, “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene. Manuale pratico per le famiglie” pubblicato la prima volta nel 1891; un libro che inizialmente non vendette molto, la prima tiratura fu di 1000 copie. Nell’introduzione, intitolata “Storia di un libro che assomiglia alla storia di una Cenerentola”, Artusi narra un aneddoto accaduto nel suo paese di origine, Forlimpopoli; due suoi compaesani vinsero il libro alla lotteria e lo rivendettero subito dopo al tabacchino perché non sapevano che farsene.
Leggenda o verità, la realtà dei fatti è che in pochi anni, quello che oramai era diventato “L’Artusi”, cominciò a vendere moltissime copie e nel 1931 era già stato stampato in 32 edizioni. Artusi riuscì a conciliare la passione per la cucina e il gusto con quella della letteratura, proponendo ben 790 ricette che vanno dalle salse ai brodi, primi piatti, secondi piatti dolci e altro. I suoi consigli sebbene scritti in stile ottocentesco sono tutt’oggi attuali e preziosi.
Come dimenticare il diametro disegnato che devono avere dei tortellini come Dio comanda? E i suoi aneddoti su come è venuto a conoscenza di alcuni piatti esotici come il cous cous o i krapfen che lui chiama “tedescherie”. Il valore del libro è anche storico ed etnografico, un documento prezioso della tradizione culinaria del tempo. Io sono in possesso di un’edizione degli anni ’60 che mia nonna custodiva con molta attenzione nelle sua polverosa libreria e, ogni tanto, quando cucino, non posso fare a meno di chiedere consigli all’Artusi.
Prossimamente pubblicherò brevi ricette copiate da “L’arte di mangiar bene” e vedrete che lo comprerete anche voi.