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Ogni mattina, quasi come un rituale. I giornalisti che seguono il Vaticano ricevono un messaggio Telegram. Breve, essenziale. Qualche parola su come il Papa ha passato la notte. A volte si dice che sia stata “tranquilla”, altre “serena”. Qualche volta si specifica che ha riposato. Poi, la giornata parte.
Papa Francesco e la malattia: i bollettini medici sulla sua salute
Dal 14 febbraio, Papa Francesco è ricoverato al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale. E, con lui, anche il flusso dell’informazione ha preso una piega diversa. Ogni giorno, due briefing: uno alle 11, l’altro alle 19:30. E poi il bollettino medico, il momento chiave. Arriva la sera, attorno alle 19. È la bussola con cui giornalisti di tutto il mondo cercano di capire come sta il Pontefice.
Ma c’è qualcosa di nuovo, qualcosa che colpisce. Il linguaggio. Diretto, quasi crudo. Si parla di “insufficienza respiratoria acuta”, “importante accumulo di muco”, “ossigenoterapia ad alti flussi”. Nessun giro di parole, nessun eufemismo. “Un episodio di vomito con inalazione e repentino peggioramento del quadro respiratorio”. Il paziente – Papa Francesco – viene descritto come “vigile, orientato e collaborante”, a volte si menzionano dettagli sulla “fisioterapia respiratoria alternata alla preghiera in cappella”. È un modo inedito di raccontare la salute di un Papa. Mai visto prima.
Papa Francesco e la sua malattia: la scelta di mostrare la verità senza mediazioni
“È una scelta voluta da Francesco”, dice Valentina Alazraki, vaticanista dal 1974. Un modo per saltare le mediazioni, per mostrare le cose come stanno. In effetti, lo stesso Papa ha detto ai suoi medici: “Dite la verità sulla mia salute”. Sergio Alfieri, il chirurgo che lo ha in cura, lo ha confermato. “Sa che la situazione è seria, lo ha detto lui stesso”.
Eppure, manca qualcosa. Un’immagine. Una foto del Papa malato, che per molti sarebbe una prova tangibile delle sue condizioni. “Vogliamo davvero una foto del Papa in vestaglia?”, ha risposto Alfieri ai giornalisti. “Rispettiamo la sua intimità. Quando vorrà farsi vedere, lo farà, vestito da Papa”.
Non sarebbe la prima volta. Giovanni Paolo II, dopo l’attentato del 1981, fu fotografato nel suo letto d’ospedale. Mai successo prima. Poi, con una voce flebile, perdonò il suo attentatore.
Papa Francesco e la malattia: cosa c’è dietro la sua scelta di parlare?
La fragilità di un uomo resa pubblica. Anche Francesco, dopo tre settimane di ricovero, ha scelto di farsi sentire. Un audio, poche parole per ringraziare i fedeli. La voce di un uomo di 88 anni, provato.
Non è il primo Papa a parlare apertamente della propria malattia. Giovanni Paolo II lo fece nel 1992, annunciando un ricovero. Ma non tutto veniva detto. Il Vaticano nascose a lungo il suo Parkinson. Quando i segni divennero evidenti, si parlò di “sindrome extrapiramidale”, mai di Parkinson.
Oggi è diverso. La trasparenza è diventata quasi una regola. Ma c’è un paradosso: le informazioni arrivano da “fonti vaticane”, anonime per definizione. Chi parla? Chi decide cosa dire? Un metodo inedito, che divide, fa discutere. Per alcuni è un passo avanti. Per altri, solo un’altra forma di controllo.
Di certo, Francesco sta gestendo la sua malattia come ha sempre gestito il suo pontificato. Con decisione, senza filtri. La comunicazione è sua, anche da un letto d’ospedale.