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Paderno Dugnano: cosa rivela la perizia psichiatrica sul 17enne accusato della strage familiare

Paderno Dugnano strage

Delitto di Paderno Dugnano: cosa ha svelato la perizia psichiatrica sul 17enne accusato di triplice omicidio

La notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2024, nella villetta di famiglia a Paderno Dugnano, Riccardo Chiarioni, allora 17enne, si è reso colpevole di una strage familiare: ha ucciso con 108 coltellate il padre, la madre e il fratellino di 12 anni. Nei confronti del 18enne la gip del Tribunale per i minorenni di Milano ha decretato il giudizio immediato. Il 18enne dovrà rispondere di omicidio volontario pluriaggravato anche dalla premeditazione. La prima udienza davanti al Tribunale è fissata per il 26 giugno.

La strage familiare di Paderno Dugnano

Stando alle indagini, la sera del triplice omicidio, Riccardo stava ascoltando un brano dei Beatles con le cuffiette. A un certo punto, avrebbe deciso di prendere un coltello in cucina e di colpire con 57 fendenti il fratello Lorenzo, per poi sferrare altre 51 coltellate per uccidere i genitori, svegliati dalle grida del figlio piccolo. “Volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima“, avrebbe affermato il ragazzo. “Volevo essere immortale, uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero”, aveva detto ancora Riccardo, nel tentativo di dare spiegazione a una strage senza un movente. Nelle relazioni degli psicologi, il ragazzo aveva fatto riferimento a un “clima competitivo” in famiglia e in generale in tutta la società. Il perito avrebbe inoltre accertato che nel momento della strage la sua capacità era parzialmente offuscata, perché si sarebbe rifugiato in un mondo fantastico in un mondo fantastico per cui doveva liberarsi della realtà, compresa la sua famiglia.

Il risultato della perizia su Riccardo Chiarioni

Dalla perizia psichiatrica di Franco Martelli, disposta dalla gip per i minorenni di Milano, Laura Margherita Pietrasanta, emerge che allora il 18enne era parzialmente incapace di intendere e volere. Riccardo Chiarioni “viveva tra realtà e fantasia, quest’ultima non intesa come delirio, ma come rifugio”, ha affermato Martelli. Se riconosciuto, il vizio parziale di mente, per il 18enne difeso dall’avvocato Amedeo Rizza, porterebbe a una riduzione della pena nel processo abbreviato che deve iniziare. “Pur non entrando nel merito delle relazioni, che sarà valutato nelle opportune sedi, è stato accertato che il malessere di cui parlava Riccardo ha trovato conferma nella perizia e nella consulenza”, ha spiegato l’avvocato Amedeo Rizza.