Roma, 27 mar. (Adnkronos Salute) – Le lenti a contatto, particolarmente apprezzate da giovani e sportivi perché liberano dall'uso degli occhiali, possono comportare, se non adeguatamente gestite, disturbi e infezioni anche gravi come la cheratite da Acanthamoeba. Rara, ma insidiosa, oltre ad essere molto dolorosa, è causata da un protozoo che vive bene in ambienti umidi e sulle superfici delle lenti a contatto. L'infezione può causare ulcerazioni e cicatrici in grado di compromettere la vista e richiedere il trapianto di cornea. Per questa patologia rara è da poco disponibile la prima cura approvata con l'indicazione specifica e che, tra l'altro, è made in Italy. Ne parla 'Lenti a contatto e cheratite da Acanthamoeba: buone notizie sulle cure', il secondo episodio del vodcast 'Guardiamoci negli occhi', una serie dell'Oculista italiano realizzata da Adnkronos – pubblicato oggi e disponibile nella sezione podcast di Adnkronos.com e su l'oculistaitaliano.it – che approfondisce in modo semplice, autorevole e diretto le principali problematiche della vista e le ultime novità di cura grazie al contributo di esperti, medici oculisti, ricercatori e professionisti del settore farmaceutico.
In studio, con Vittorio Picardo, specialista in oftalmologia, c'è Carmelo Chines, direttore della testata 'Oculista italiano', mentre intervengono da remoto Antonio Di Zazzo, del Centro malattie rare corneali Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico e professore associato di Oftalmologia nello stesso ateneo romano, e Antonella Franch, professoressa e direttore della Uoc Oculistica dell'ospedale SS Giovanni e Paolo di Venezia.
Spesso confusa con "un'infezione erpetica, la cheratite da Acanthamoeba è di difficile diagnosi – spiega Franch – perché il paziente di solito è giovane, portatore di lenti a contatto" e i sintomi riportati sono poco specifici: "Una sensazione di corpo estraneo, occhio rosso. Potrebbe non avere un dolore molto importante", così "difficilmente si fa una diagnosi entro 15-20 giorni". Con il passare dei giorni, tutto cambia. "Questi sono pazienti che, mediamente, stanno con l'infezione 12 mesi se la diagnosi è tardiva: è una malattia rara – chiarisce Di Zazzo – Il primo problema è convivere con un dolore persistente che limita la vita non solo durante i mesi di trattamento, ma anche in prospettiva" a causa degli esiti, come una "cicatrice corneale importante che richiede un trapianto". In questo contesto, "un farmaco che agisce subito", in modo specifico, "e che risolve la patologia in 4-6 settimane" invece che in un anno, "migliora la qualità di vita durante l'infezione, ma soprattutto le prospettive di vita e i sogni, il futuro".
In uno studio internazionale che ha coinvolto anche i centri italiani "di Venezia e l'ospedale San Raffaele – illustra Franch – abbiamo testato questo collirio a base un disinfettante (Phmb) a una certa percentuale, e abbiamo visto, su 135 di pazienti – un numero molto consistente", essendo una malattia rara – "che con il trattamento, adottando un protocollo definito, siamo riusciti a guarire l'89%" dei casi. Lo studio è pubblicato su "una rivista importante come 'Ophthalmology'". E' un collirio che funziona e, "cosa importante, ha un protocollo semplice e fisso da utilizzare", approvato dalle agenzie del farmaco. Il fatto che il trattamento sia "made in Italy è sicuramente motivo di orgoglio – sottolinea Picardo – Oggi noi oculisti disponiamo di un farmaco che ha eliminato dalla categoria delle malattie rare e dei farmaci orfani una patologia come la cheratite da Acanthamoeba e quindi possiamo disporre di un trattamento sicuro, pronto, prodotto proprio per questo tipo di patologia. Questo dà grande serenità e consente di iniziare questo iter clinico, che molte volte sarà lungo, con serenità".
Orfano "è un termine allargato che riguarda la patologia che non ha un vero farmaco ed è quindi orfana di quel farmaco – chiarisce Chines – Tutti i farmaci orfani sono sviluppati per pazienti che vengono scoperti tardivamente" e che sono poco numerosi perché la condizione è rara. In questo contesto "si alza l'asticella dello studio clinico che diventa più difficile da realizzare anche per la capacità di intercettare il paziente. Produrre in Italia il farmaco, dimostrare che sia efficace e registrarlo a livello di agenzie centralizzate" internazionali "è qualcosa di cui bisogna essere orgogliosi come italiani, soprattutto – osserva – avendo di fronte il sorriso di tutti quei pazienti che sono già guariti, che hanno iniziato la terapia con un farmaco vero, prodotto secondo le norme di buona fabbricazione: questa è una garanzia per tutti". Tra chi ha beneficiato di questa cura c'è anche una campionessa olimpica, Alice Sotero, atleta delle Fiamme azzurre di Pentathlon Moderno pluridecorata che ha partecipato alle Olimpiadi di Rio e di Tokyo, e che ha scoperto l'infezione a pochi mesi dall'ultimo appuntamento di Parigi.
Altre informazioni e chiarimenti nel nuovo episodio del vodcast di 'Guardiamoci negli occhi' dal titolo 'Lenti a contatto e cheratite da Acanthamoeba: buone notizie sulle cure', online sulla , sul e su l'.