Come Rosa e Olindo, anche Massimo Bossetti spera che presto venga a galla la verità che dimostri che non è stato lui a uccidere 13 anni fa Yara Gambirasio.
Intanto nel carcere la sua vita continua.
Massimo Bossetti in carcere: la sua vita 13 anni dopo la morte di Yara Gambirasio
Il nome di Massimo Bossetti è diventato famoso a causa dell’omicidio della giovane Yara Gambirasio.
Lui però si è sempre proclamato innocente in merito al delitto e continua a farlo anche dal carcere dove sta scontando la pena.
Nell’istituto penitenziario lavora per una società che produce macchine da caffè e partecipa a corsi di cucina e non solo.
È molto attivo e come da lui stesso detto, ha deciso di prendere parte a queste iniziative per impiegare costruttivamente il suo tempo.
“Resto fiducioso e ottimista” ha detto Bossetti e alla sua innocenza crede anche la famiglia che lo attende a casa.
Da anni si trova nel carcere di Bollate. Il muratore è stato condannato in via definitiva all’ergastolo e pochi giorni fa la Cassazione ha respinto la nuova istanza dei suoi legali, i quali hanno chiesto di poter analizzare di nuovo i reperti che incastrarono il muratore di Mapello.
Il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio
Quando il corpo di Yara Gambirasio venne trovato, sui suoi indumenti venne isolato il Dna che appunto portò poi all’identificazione di Bossetti.
L’uomo che trovò il cadavere, disse che notò un uomo che lo osservava da lontano. Restò lì per 15 minuti poi all’arrivo delle autorità, se ne andò.
Non era Massimo ma le autorità non ritennero opportuno indagare su quello strano personaggio.
Yara venne ritrovata 13 anni fa in un campo di Chignolo d’Isola, nella Bergamasca.
Nonostante l’omicida abbia un nome, la sua continua proclamazione di innocenza fa nascere ancora molti dubbi, specialmente circa quel dettaglio del misterioso osservatore calvo.