L’omicidio di Sharon Verzeni ha colpito il pubblico perché rappresenta quella variabile capace di attivare in noi la paura ancestrale di non essere mai al sicuro.
Mentre quasi tutti gli altri omicidi, in questo caso femminicidi, di solito hanno una matrice passionale o di interesse o comunque collegata alle persone immediatamente vicine alle vittime, in questo caso, la neutralità, l’asetticità della situazione ci porta in quelle atmosfere da serial killer ovvero di qualcuno che apparentemente uccide senza un motivo logico. Omicidi come questo ci riportano alla memoria delitti storici come Jack Lo Squartatore, persone che ti aspettano nell’ombra, a quel punto se non c’è una motivazione siamo tutti in pericolo.
Ma… C’è sempre un ma… In questi giorni stiamo ricevendo tonnellate di informazioni, che però sono sempre dei vicoli ciechi, il garage, il pusher, l’uomo in bicicletta, l’uomo sul balcone, il DNA… Tantissime informazioni che non portano a niente, sembra che effettivamente non ci sia una pista sicura e che si brancoli nel buio, ma sono sicuro che gli inquirenti hanno già le idee chiare, devono solo chiudere il cerchio.
Quello che agli occhi di tutti può sembrare un delitto perfetto (nessuno ha visto, nessuna traccia) in realtà lascia sempre qualche briciola che porterà al colpevole.
Cosa non torna? Cose molto evidenti, che non hanno ancora risposte:
La camminata serale – Non si è ancora capito se Sharon era solita farla da sola a tarda ora per un’indicazione del nutrizionista. Il nutrizionista ha confermato? Il buon senso vuole che il corpo sia più ricettivo a questo tipo di sollecitazione del metabolismo la mattina presto e non la sera tardi. Il luogo dove camminava è stato dipinto come pericoloso, allora perché andarci di notte? E perché non farsi accompagnare? Perché lasciare la propria compagna andare a camminare da sola di notte senza accompagnarla? Sharon lo ha deciso dopo che il compagno è andato a letto? Perché metterci più di 30 minuti per fare poco più di 650 metri?
La vita apparentemente piatta – Dalle informazioni dei media, la coppia viveva una vita assolutamente piatta, fatta di lavoro e poco più. Al di là di scientology non c’è nessuna macchia, nessuna frizione, nessun litigio. Forse un ammiratore respinto (ecco un’altra pista), ma non lavorava da sola al bar. Una confidenza con le colleghe su un avventore che ha esagerato? Una paura, un presentimento? Nessun collega che abbia notato qualcosa? Anche il compagno: casa, lavoro, nessun nemico? Nessuna questione economica? Se penso ai problemi della vita in generale e alle persone che si incontrano, mi sembra assurdo che non ci sia un elemento che possa far riflettere.
Il rapporto di coppia – Anche qui, le informazioni ci dicono che stavano insieme da tanto, che erano felici, si volevano sposare e avevano fatto il corso prematrimoniale. La privacy è importante, ma l’assenza di informazioni ci permette di generare un sacco di ipotesi e di dubbi: se non andasse davvero così bene? Perché fare uscire la propria compagna di notte da sola? Dubbi leciti che si saranno posti anche gli inquirenti.
Il delitto – Anche qui, casualità, situazioni, che non ci permettono di decifrare la scena. Posto senza telecamere, l’assassino sapeva? Mi vien da dire che se il gesto fosse stato emozionale e non premeditato è solo casualità che sia successo lì? Le ultime parole raccolte, potevano contenere chi è stato? L’autopsia, la definizione della lama, coltello da cucina? Altro? Mano esperta? Delitto di impulso? Fuori controllo? Tutti parametri che ci possono dare una definizione del killer ma che non conosciamo. Gente che passava, soccorritori? Che tessera manca al puzzle?
È possibile che, secondo voi, non esista una pista? Che gli inquirenti non abbiano le idee chiare molto più delle nostre? Se dovessi chiedere qualcosa ai media chiederei di eliminare quel terrore che ci fa non sentire al sicuro e di dare una forma più concreta alle indagini pur mantenendo il riserbo.
Se dovessi formulare un’ipotesi, è mia ferma convinzione che Sharon conoscesse il suo assassino o che sia stata attirata in una trappola, una trappola purtroppo che non le ha lasciato scampo.